Quattro anni con Berta

Copinh commemora “semina” della leader indigena e la sua rinascita nella lotta dei popoli

Berta e la sua gente (foto G. Trucchi | Rel UITA)

La Esperanza, 6 marzo (Rel UITA | LINyM) -. Con il motto “Aguas libres, Pueblos libres” (Acque libere, Popoli liberi)  il 2 e 3 marzo il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh) ha commemorato il quarto anniversario dell’omicidio della sua cofondatrice Berta Cáceres.


Molte famiglie -tanti i giovani- sono partite all’alba dai loro villaggi e comunità e hanno raggiunto il Centro Utopia, alla periferia della città di La Esperanza, non solo per ricordare Berta, la cui vita è stata brutalmente troncata da interessi meschini, ma anche per continuare a chiedere verità e giustizia ed essere promotrici di speranza.


Presenti anche molte organizzazioni, sia nazionali che internazionali, solidali con la ‘causa Berta’, che in questi anni non hanno mai fatto mancare il loro sostegno alla famiglia della dirigente indigena e al Copinh.

VIDEO intervista  Bertha Zúniga Cáceres

Galleria fotografica ¡Aguas libres, Pueblos libres!


Numerose le attività programmate, tra cui tre dibattiti sulla situazione del processo contro i responsabili dell’omicidio di Berta Cáceres, l’offensiva per la privatizzazione dei beni comuni, in particolare le concessioni delle acque dei fiumi, e sulle lotte che si stanno portando avanti a livello nazionale in difesa dell’acqua bene comune.


È stata inoltre organizzata dal Copinh, dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani in Honduras (UNHCHR), dalla Fondazione Friedrich Ebert (FES) e dalla Rel UITA una mostra fotografica che ripropone le varie dimensioni della vita e dell’agire della dirigente indigena lenca.


Esplosione della lotta


Bertha Zúniga Cáceres, figlia di Berta e attuale coordinatrice del Copinh, ha ricordato quanto siano stati difficili i primi mesi dopo l’omicidio. “Ci chiedevamo come avremmo potuto continuare la lotta senza di lei, senza la sua conoscenza, l’esperienza e i contatti che ha costruito negli anni.


Poco a poco siamo però riusciti a superare il momento. Volevamo portare avanti ciò che ci aveva insegnato, esigere verità e giustizia, continuare la sua lotta”.

 
In un comunicato, il Copinh ha ricordato che fino ad ora sono stati condannari i sette autori materiali del crimine, ma che non si sta facendo nulla per catturarne i mandanti, cioè quelli che hanno pianificato, ordinato e finanziato l’omicidio.


“Denunciamo che lo stato dell’Honduras, repressore e violatore dei diritti umani, non intende inquisire i membri della famiglia Atala Zablah, che sono i proprietari dell’azienda (Desarrollos Energéticos SA, DESA) che ha in carico la costruzione del progetto idroelettrico Agua Zarca”.

Sottolinea inoltre che l’omicidio faceva parte di un piano, orchestrato con il sostegno delle forze repressive dello Stato, “per infondere terrore e annientare la lotta territoriale e l’articolazione di forze sociali per la rifondazione dell’Honduras”.


“Il ruggito globale della giustizia -continua il comunicato del Copinh- ha permesso, a quattro anni (dall’omicidio), di perseguire sette persone che hanno la paternità materiale del crimine e ha avviato un processo contro David Castillo, uno dei mandanti”.


Cresce l’impunità


Il processo contro l’ex presidente e membro dell’intelligence dell’esercito honduregno formatosi militarmente negli Stati Uniti non è ancora iniziato. La difesa di Castillo ha adottato una serie di strategie per dilatarne il più possibile l’inizio e il Ministero pubblico non ha fatto nulla per accelerare i tempi.

“Ci troviamo di fronte a un muro d’impunità costruito per proteggere i principali responsabili del crimine” e questo nonostante l’enorme numero di prove sul coinvolgimento dei vertici di DESA.


Comunque la lotta del Copinh non solo continuerà ma entrerà in una nuova fase.

 
“Come organizzazione riaffermiamo che accompagneremo la lotta dei popoli per costruire percorsi di sovranità e autonomia, e per far sì che questi crimini non si ripetano. Oggi – ha detto Bertha Zúniga – lanciamo un appello a lottare per l’acqua bene comune. I popoli devono proteggere il diritto fondamentale all’acqua”.


Il Copinh ha inoltre avvisato che continuerà a lottare contro le ragioni strutturali che hanno portato all’omicidio di Berta, ovvero il razzismo, il modello neoliberista estrattivista, la mancanza di rispetto per il diritto delle comunità indigene a una consultazione libera, preventiva e informata e per l’autonomia dei popoli.


“L’assenza di Berta Cáceres si sente soprattutto nei percorsi di articolazione della lotta. Non abbiamo ancora trovato un modo per unire queste esperienze di resistenza. Il nostro obiettivo quindi è quello di continuare e articolare queste lotte, sia a livello nazionale che internazionale“, ha ribadito Zúniga Cáceres.


Le attività si sono concluse con una fiaccolata che ha raggiunto il centro della città, dove il Copinh, la famiglia Berta e le comunità Lenca hanno nuovamente fatto sentire la loro voce e hanno chiesto all’unisiono verità, giustizia e fine dell’impunità.

Fonte: LINyM  (spagnolo)

di Giorgio Trucchi

Traduzione: Giuliana Mattone