CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI PROVVISORIE DELLA VI
VISITA DELLA CCIODH
MESSICO, FEBBRAIO 2008
CONCLUSIONI
PRIMA
A seguito della sua VI visita e sulla base delle
280 interviste e più realizzate a un totale di 596 persone, la CCIODH
ritiene che la situazione dei diritti umani in Messico sia estremamente critica.
Indipendentemente dal settore concernente, la vastità delle violazioni
e la mancanza di risposte concrete rendono il governo di Felipe Calderón
pienamente responsabile delle stesse.
La CCIODH ha potuto constatare che durante il mandato
dell'attuale governo non sono stati fatti passi sostanziali in avanti per
quanto riguarda le raccomandazioni espresse nelle visite precedenti. Sia
nel caso del Chiapas che in quelli di Oaxaca e Atenco, continuano a riprodursi
violazioni dei diritti umani che già segnalammo, senza che si sia
agito con serietà né contro i loro principali responsabili,
né rispetto alle cause che le originano. Per questo, la CCIODH si
vede obbligata a confermare le conclusioni e raccomandazioni espresse nei
dossier precedenti.
D'altra parte, la CCIODH non ha potuto limitarsi
a seguire i casi analizzati nei dossier precedenti, arrivando praticamente
ad essere sommersa dalle testimonianze e dalle denunce sulle violazioni avvenute
nel 2007. Durante questo periodo è continuato il clima di persecuzione
verso le organizzazioni sociali e nelle carceri sono arrivati nuovi prigionieri
politici e di coscienza. Allo stesso modo si deve segnalare l'arbitraria
detenzione di Ariadna Nieto, Núria Morelló, Ramón Sesén
e Laia Serra, lo scorso mese di agosto, con l'intervento delle autorità
statali e federali. Nel caso di Laia Serra per di più si tratta di
un'aderente della V Visita della CCIODH.
Oltre alle dichiarazioni di intenti e a certi atti
diplomatici, la CCIODH non ha registrato nell'esecutivo federale un reale
interesse a definire il pieno rispetto dei diritti umani come priorità
della sua azione di governo. Il caso della giornalista Lydia Cacho, a cui
l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha appena consigliato
di lasciare il paese per preservare la sua sicurezza, ci parla chiaramente
di questa situazione. Vale la pena citare anche la situazione delle vedove
dei minatori di Pasta de Conchos.
D'altra parte, la CCIODH non ha sempre trovato negli
organi dell'esecutivo federale l'atteggiamento auspicato. In questo senso
bisogna segnalare l'impossibilità di accedere al carcere di massima
sicurezza di La Palma, quando la cosa era stata già concordata per
telefono; il fatto che, ad oggi, la PGR non ci abbia fornito informazioni
minime e indispensabili riguardo il suo lavoro nei casi analizzati - nonostante
siano state sollecitate con adeguato anticipo; la circostanza di non essere
stati ricevuti dai membri più appropriati degli enti intervistati.
SECONDA
La CCIODH ritiene che i casi di Atenco, Oaxaca e
Chiapas illustrino una situazione più generale caratterizzata da un
modello di condotta reiterato e comune alle distinte autorità, federali,
statali e, in alcuni casi, municipali. Questo modello di comportamento può
essere definito come un'autentica politica di Stato, e lo affermiamo in base
alla corrispondenza e alla verosimiglianza del grande numero di testimonianze
ricevute, sia in questa che nelle visite precedenti.
Di fronte agli spazi di mobilitazione sociale, di
costruzioni di modelli alternativi di vita e di soddisfacimento delle necessità
più essenziali, le autorità cercano di consolidare il contesto
sociale più idoneo all'attuazione di un modello di sviluppo neoliberista,
basato sul saccheggio, la privatizzazione e la mercantilizzazione delle risorse
fondamentali quali la terra, l'acqua o la biodiversità.
Con questo obiettivo, da un lato, si preparano politiche
volte all'indebolimento del tessuto sociale attraverso la divisione delle
comunità indigene e contadine e la persecuzione delle organizzazioni
sociali più rivendicative.
Dall'altro lato, e in maniera complementare, si realizzano
in modalità generalizzata arresti arbitrari di membri dei movimenti
sociali (e in alcuni casi dei loro famigliari, per il solo fatto di esserlo).
È consuetudine che le persone detenute vengano sottoposte a tortura
e maltrattamenti. Per giustificare gli arresti, vengono falsificate le prove:
la tendenza è stata quella di utilizzare reati progettati per reprimere
le forme della protesta sociale (reati di sommossa, attacco alla vie di comunicazione,
associazione a delinquere, sequestro di persona, sequestro ^equiparado^ [reato
che consiste nel sequestro di un funzionario pubblico; è stato introdotto
nel Codice Penale dello Stato del Messico nel 2001 a seguito delle forti
proteste scaturite contro la costruzione dell'aeroporto di Texcoco, ndt],
ecc.), come nel caso di Ignacio del Valle, Felipe Álvarez ed Héctor
Galindo, condannati per i fatti di Atenco; o in quello di David Venegas e
Flavio Sosa, processati e arrestati per i fatti di Oaxaca; oppure di accusare
falsamente di detenzione di droga o armi, e in certi casi anche di altri
reati come furto, aggressione sessuale e perfino omicidio. La logica di questi
meccanismi è quella di criminalizzare gli attivisti dei movimenti
sociali evitando inoltre che vengano considerati prigionieri politici.
In questa logica, il ricorso al carcere come misura
cautelare si presenta come lo strumento più offensivo. Questa situazione
è stata accertata dalla CCIODH attraverso le interviste realizzate
nelle carceri di Chiapas e Oaxaxa ad un totale di 70 detenuti. Non è
stato così per i penitenziari di Molino de Flores e La Palma, nello
stato di Messico, in quanto nonostante aver sollecitato l'autorizzazione
in anticipo, la CCIODH non è stata ammessa ad entrare. In certi casi
si tratta di carceri di massima sicurezza e di situazioni di isolamento,
dove i diritti del prigioniero vengono ridotti ai loro minimi termini. La
situazione vissuta dai fratelli Sosa Villavicencio in seguito ai fatti di
Oaxaca è in questo sento paradigmatica, come anche quella di Ignacio
del Valle, Felipe Álvarez ed Héctor Galindo, cui è stato
prolungato l'isolamento anche dopo la formulazione del verdetto che li condanna
a 67 anni di reclusione.
TERZA
La CCIODH avverte nuovamente che il modello di repressione
e persecuzione degli spazi sociali di rivendicazione non si riferisce solamente
al comportamento dei distinti corpi di polizia, locali e federali. Insieme
ad essi, si deve menzionare il ruolo ogni volta più attivo dell'Esercito
messicano. Una delle principali scommesse del governo attuale mira precisamente
a rafforzare il protagonismo dell'Esercito nella persecuzione dei reati di
narcotraffico e commercio di armi, così come nel controllo delle frontiere.
Nel caso del Chiapas sono stati usati questi argomenti
per giustificare la continuità della sua spropositata presenza nel
momento in cui l'insurrezione armata dell'EZLN ha smesso di costituire un
pretesto sufficiente. La CCIODH ha raccolto, come già fece nelle sue
visite precedenti, numerose denunce sul grado di impatto che la suddetta
presenza ha nella vita quotidiana delle comunità indigene e contadine.
In altri casi, come ad Atenco e Oaxaca, l'Esercito è stato presente
anche attraverso la sua collaborazione nelle operazioni congiunte dei diversi
corpi di sicurezza.
Allo stesso tempo, la CCIODH constata con inquietudine
la continuità e l'impunità dei gruppi parapolizieschi e paramilitari.
Nel caso di Oaxaca, come rilevammo nell'ultimo dossier, numerose prove segnalano
l'esistenza di gruppi armati che in connivenza con la polizia parteciparono
alla repressione della protesta sociale. Nonostante ciò, e a differenza
della durezza mostrata verso i partecipanti delle mobilitazioni, non si è
proceduto all'identificazione e alla condanna degli aderenti di questi gruppi.
Durante la sua sesta visita, la CCIODH ha ricevuto
inoltre denunce di nuove azioni di gruppi con queste caratteristiche in ambito
urbano come pure nei municipi o nelle comunità delle aree rurali,
legati a gruppi di potere locali che vogliono imporre il proprio comando
e la cui attività risulta confacente ai progetti di divisione e indebolimento
comunitario. Questo è ciò che accade tanto a Oaxaca come in
Chiapas, dove in determinate zone si registra con chiarezza una loro riattivazione.
Risulta preoccupante, inoltre, che si continui a cercare di presentare queste
situazioni come conflitti intercomunitari, proprio come venne fatto nei giorni
del massacro di Acteal. Nel caso del Chiapas, la CCIODH ha ricevuto diverse
testimonianze che indicano in maniera unanime l'organizzazione OPDDIC come
gruppo che entrerebbe in questa logica paramilitare e parapoliziesca.
QUARTA
Dietro la generalizzazione di questi comportamenti
si trova la continuità dell'impunità dei funzionari pubblici.
In relazione alle gravi violazioni dei diritti umani di Atenco e Oaxaca nel
2006, ad oggi le condanne sono state limitate all'abuso di autorità
e hanno avuto un caratterere fondamentalmente amministrativo. Così,
in questo momento, l'impunità nasconde i responsabili delle gravi
torture e abusi sessuali che accompagnarono gli arresti nel caso di Atenco,
essendo necessario ricordare il particolare accanimento e la brutalità
diretti contro le donne arrestate. Sulla stessa linea, non si può accettare
che la Procura Generale della Repubblica abbia decretato l'archiviazione delle
indagini per i casi di morte nel conflitto di Oaxaca, insistendo sul fatto
che siano le vittime stesse a dover apportare le prove.
Nel 2007 vi sono nuovi casi di estrema crudezza dell'intervento
poliziesco nella repressione del libero esercizio delle libertà di
riunione e manifestazione della società civile. Un buon esempio di
questo lo costituisce la brutalità con cui si eseguì la dispersione
della Guelaguetza popolare il 16 luglio, arrivando a mettere in grave pericolo
la vita di Emeterio Marino Cruz y Raymundo Velasco. Nei casi in cui si è
proceduto all'arresto e alla detenzione preventiva di agenti di polizia,
la CCIODH considera che, di fronte alla generalizzata violazione dei diritti
umani registrata, si tratta di decisioni meramente simboliche, senza che
per il momento rappresentino sintomi di un cambiamento reale.
Altro esempio paradigmatico di impunità lo
costituisce il caso di San Pedro Yosotatu, sulla sierra mixteca, i cui abitanti
hanno denunciato, indicando per di più i responsabili, la morte di
sette loro membri, l'ultimo di essi il 24 dicembre del 2007, e la scomparsa
di altri tre senza che le autorità abbiano intrapreso alcuna azione
al riguardo nonostante le denunce e le prove addotte.
La CCIODH considera che la prassi di concedere aiuti
alle vittime di violazioni dei diritti compiute da funzionari pubblici non
è da intendersi in nessun caso come sostituzione del processo giudiziario
che deve fare giustizia e indicare le responsabilità giuridiche pertinenti.
Così lo hanno inteso, tra gli altri, i famigliari di Alexis Benhumea,
morto in conseguenza dell'intervento poliziesco ad Atenco, rifiutando il
risarcimento stanziato in quella circostanza. Anche nel caso di Acteal ci
troviamo di fronte al rifiuto della proposta governativa di riparazione economica
da parte dei sopravvissuti e del tavolo direttivo della comunità di
Las Abejas.
Le riforme del sistema penale avviate dal governo
federale fanno persino un passo ulteriore, in quanto presuppongono la legalizzazione
di pratiche poliziesche attentatrici ai diritti e l'introduzione permanente
di una legislazione d'emergenza. Così ci sarà la possibilità
di realizzare perquisizioni senza previo mandato del giudice, l'aumento sproporzionato
del periodo di isolamento o delle misure cautelari personali e l'intercettazione
delle comunicazioni. Nel caso dello stato del Chiapas, la CCIODH considera
preoccupante l'introduzione del nuovo reato di ^istigazione alla violenza^,
poichè la sua estensione lo renderebbe applicabile a tutto l'attivismo
sociale che si inserisca in contesti di rivendicazione.
La convinzione sulla portata dell'impunità
che hanno i funzionari pubblici permette, inoltre, che la dinamica repressiva
venga generalizzata, superando la strategia di lotta contro la mobilitazione
sociale per arrivare a colpire qualsiasi cittadino o cittadina. Esempio di
questo sono i casi di pedofilia denunciati a Oaxaca e che ad oggi non hanno
ottenuto riposte adeguate da parte delle autorità.
Per quanto riguarda il massacro di Acteal, dieci
anni dopo possiamo affermare che l'impunità continua. La creazione,
da parte del nuovo governo statale, della Procura speciale per il caso di
Acteal non ha ottenuto alcun sviluppo significativo al riguardo. La detenzione
di soggetti già condannati per questi fatti, la revisione delle sanzioni
amministrative già imposte o la firma degli accordi con la comunità
senza il riconoscimento della verità sui fatti sono semplicemente
atti politici di carattere simbolico, inutili al conseguimento della giustizia.
Anche i casi di sfollamento e le sparizioni forzate
sono espressione di un'impunità di fronte alla quale nessuna autorità
può declinare le proprie responsabilità. I proclamati progetti
di infrastrutture ed ecoturismo, comuni ai casi di Atenco, Oaxaca e Chiapas
causeranno sicuramente ulteriori situazioni di sfollamento. Rispetto alle
sparizioni forzate, nell'anno 2007 sono stati denunciati cinque casi nello
stato di Oaxaca. Nel caso di Lauro Juárez, la Commissione interamericana
dei diritti umani ha chiesto al governo del Messico l'assunzione di misure
urgenti per stabilire dove si trova. La CCIODH considera di estrema gravità
i casi di sparizione e la mancanza di risposte da parte delle autorità
dato che se questa situazione arrivasse a consolidarsi ci collocherebbe in
un contesto non molto lontano da quello della guerra sporca degli anni settanta.
QUINTA
È immediatamente
necessario affrontare una riforma profonda delle istituzioni dello Stato nella
Repubblica messicana a partire dalla sua stessa configurazione costituzionale.
Queste riforme devono toccare i processi elettorali così come gli elementi
che assicurino una effettiva separazione dei poteri. Nel caso di Oaxaca urge
il pieno rispetto delle forme di rappresentazione basate sugli usi e i costumi,
la cui noncuranza da parte delle autorità statali risulta essere causa
di gravi conflitti.
Una delle massime priorità
si colloca nell'assicurazione di una reale ed effettiva separazione del potere
giudiziario da quello esecutivo. In questo senso, risulta improrogabile una
revisione del modello di nomina dei giudici per assicurare la loro indipendenza,
imparzialità e inamovibilità, così come l'istituzione,
là dove ancora non esista, di un sistema di concorso pubblico che garantisca
l'accesso secondo il merito e le capacità. Altresì imprescindibile
si presenta una legge di incompatibilità delle cariche che eviti l'interferenza
tra i poteri. Allo stesso modo si è necessario assicurare la reale
accessibilità di una difesa d'ufficio di qualità e la presenza
dei traduttori di fiducia che garantiscano i diritti linguistici delle persone
indigene. In fine, si deve permettere alle vittime di poter partecipare ai
processi come parte in causa, abbandonando il monopolio del ministero pubblico.
Questa riforma integrale
delle istituzioni passa anche, come condizione per la costruzione di una democrazia
veramente inclusiva, per il pieno riconoscimento dei diritti delle popolazioni
indigene e in particolare del loro diritto ad autodeterminarsi. Gli accordi
di san Andrés, non riconosciuti dalla riforma costituzionale del 2001,
devono tornare a far parte del punto di partenza, insieme ai progressi che
presenta la Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli Indigeni, approvata
dalle Nazioni Unite nel 2007. Il Messico deve includere nella sua legislazione
i diritti riconosciuti in questa dichiarazione, in accordo all'impegno politico
assunto. In questo senso, risulta urgente conferire vigore normativo a provvedimenti
come quello dell'art. 32.2, relativo all'obbligo degli Stati di realizzare
consultazioni con le popolazioni indigene ^al fine di ottenere il loro libero
e informato consenso prima di approvare qualsiasi progetto che coinvolga
le loro terre o territori o altre risorse, in particolar modo in relazione
allo sviluppo, utilizzo o sfruttamento delle risorse minerarie, idriche o
di altro tipo^.
SESTA
Mentre il Potere giudiziario
continua ad essere incapace di garantire la sua piena indipendenza di fronte
al Potere esecutivo, la CCHIODH sollecita la società civile messicana
a dare seguito ai processi di organizzazione in difesa dei diritti e delle
libertà e a mettere in moto i meccanismi di protezione internazionale
dei diritti umani, in special modo gli stessi del sistema interamericano e
di quello delle Nazioni Unite. Il Governo messicano deve, in tali circostanze,
rispettare e promuovere detti strumenti, così come favorire le condizioni
necessarie affinché le organizzazioni dei diritti umani possano continuare
ad apportare le proprie valutazioni in materia.
La CCIODH considera
prioritario che le istituzioni dell'Unione Europea attuino il più brevemente
possibile meccanismi che permettano di monitorare l'adempimento delle esigenze
della clausola democratica inclusa nell'Accordo Globale con la Repubblica
del Messico.
La CCIODH, come già
fece nella sua ultima visita, raccomanda allo stesso modo che il governo federale
e quello statale sollecitino in particolar modo la presenza dell'Ufficio dell'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani a Oaxaca.
Si deve altresì
rivedere a fondo il sistema di nomina e il tipo di funzioni che devono realizzare
le commissioni statali e nazionali dei diritti umani al fine di conseguire
fiducia nel loro lavoro, al momento molto screditato.
Mentre
l'impunità continua ad essere la regola e non l'eccezione, come ce
lo continua a ricordare dopo dieci il massacro di Acteal, la CCIODH ritiene
necessario e opportuno rivolgersi agli organismi di conferimento di giustizia
esistenti oltre lo Stato messicano, al fine di progredire nella lotta contro
l'impunità di casi di grave violazione dei diritti umani. In questo
senso, la CCIODH ritiene di enorme rilevanza la causa di Cristina Valls presentata
in Spagna davanti al Tribunale Nazionale contro 40 agenti dei corpi di polizia
Federale Preventiva, dello stato di Messico e del municipio di Texcoco, per
torture psicologiche, fisiche e sessuali subite durante i fatti di Atenco
nel 2006.
SETTIMA
La CCIODH considera
imprenscindibile che si affronti un insieme minimo di misure di riparazione
dei danni individuali e collettivi causati nei casi di violazione massiva
e grave dei diritti umani, come lo sono in maniera evidente i fatti di Acteal,
Atenco e Oaxaca. Si tratta di progredire nella realizzazione della piena
giustizia che, come già segnalammo nei dossier precedenti, passa per
l'adozione di misure di riparazione che abbiano il consenso degli stessi
soggetti coinvolti e che come minino deve includere:
-Riparazione morale.
Restituzione dell'onore delle vittime e del danno inflitto alla loro immagine
privata e pubblica attraverso il riconoscimento ufficiale del trattamento
ingiusto e vessatorio ricevuto e del danno provocato per il fatto di essere
stati considerati come delinquenti.
-Riparazione emotiva
delle persone coinvolte. Disporre di tutte le misure affinché la comunità
nel suo insieme e le persone e famiglie colpite nel privato ricevano cure
mediche e psicologiche adeguate da parte di professionisti che siano di loro
fiducia in quei casi dove sia necessario. La Commissione raccomanda nuovamente
la creazione di reti di appoggio emotivo e psicologico per le persone colpite
nei diversi conflitti. Per questo motivo la Commissione insiste nel creare
spazi dove si possano elaborare i processi di lutto delle persone colpite.
-Riparazione del danno
comunitario attraverso programmi di ricostruzione del tessuto sociale. In
nessun caso questi devono trasformarsi in strumenti di divisione e scontro
con programmi o sistemi di aiuto condizionato o di pressione attraverso falsi
consensi, per cui si raccomanda il monitoraggio degli stessi da parte di
organizzazioni indipendenti nazionali o internazionali. La Commissione comprende
la responsabilità politica dei diritti umani e per questo invita le
istituzioni del paese che lavorano in questa linea di difesa dei diritti
fondamentali, a cercare la trasparenza e a creare spazi di fiducia dove le
persone aggredite possano sentirsi sicure, al fine di superare i diversi
traumi psico-emotivi. La Commissione incoraggia i cittadini e le cittadine
del Messico a continuare a partecipare alla vita comunitaria partendo dall'atteggiamento
costruttivo e di trasformazione sociale della loro realtà come cammino
verso il recupero della coscienza collettiva. Questa Commissione ritiene
il lavoro e la partecipazione nel movimento sociale del paese come un contributo
alla creazione di un clima di fiducia di fronte ai conflitti aperti.
-Riparazione economica.
Indennizzo dei danni subiti come conseguenza della violenza (economici, d'istruzione,
salute o altri) e specialmente quelli derivati dalla perdita di lavoro come
conseguenza degli atti di violenza esercitati o delle persecuzioni successive.
-Riparazione legale.
Processi giudiziari che condannino i fatti stabiliti legalmente come delittuosi.
Senza una giustizia reale ed effettiva, qualsiasi misura riparatrice è
parziale.
-Riparazione sociale.
Articolare i meccanismi che garantiscano l'assenza di limitazioni all'uso
della cittadinanza, della partecipazione sociale e politica individuale o
organizzata della popolazione. La ricostruzione sociale passa, inevitabilmente,
per la partecipazione attiva ed impegnata dei suoi cittadini alla vita comunitaria.
-Riparazione storica.
Riconoscimento della verità storica che permetta la creazione di una
memoria collettiva che prevenga situazioni simili in futuro.
Città del Messico,
19 febbraio 2008
(traduzione
a cura di Radio Silvanetti)
Links alle versioni in italiano dei resoconti/conclusioni
delle 6 visite della CCIODH:
PRIMA VISITA CCIODH
- FEBBRAIO1998
COMMISSIONE CIVILE
OSSERVAZIONE DIRITTI UMANI
SECONDA VISITA CCIODH
– NOVEMBRE 2000
COMMISSIONE CIVILE
OSSERVAZIONE DIRITTI UMANI
TERZA VISITA CCIODH
– FEBBRAIO/MARZO 2002
COMMISSIONE CIVILE
OSSERVAZIONE DIRITTI UMANI
QUARTA VISITA CCIODH
– MAGGIO/GIUGNO 2006
COMMISSIONE CIVILE
OSSERVAZIONE DIRITTI UMANI
QUINTA VISITA CCIODH
– GENNAIO 2007
COMMISSIONE CIVILE
OSSERVAZIONE DIRITTI UMANI
SESTA VISITA CCIODH
– FEBBRAIO 2008
COMMISSIONE CIVILE
OSSERVAZIONE DIRITTI UMANI