Tegucigalpa, 27 agosto 2018
Come Organizzazioni internazionali esprimiamo preoccupazione a fronte della persistente negligenza delle autorità honduregne nel processo d’investigazione sull’assassinio di Berta Cáceres Flores e il tentato omicidio del difensore Gustavo Castro. In questo senso, è inammissibile che a meno di un mese dall’inizio del processo pubblico ad alcuni responsabili, il Pubblico Ministero non abbia esaminato le prove fondamentali per l’inchiesta e che continui pure a impedire l’accesso da parte delle vittime alla verità e alla giustizia.
Dal maggio 2016 il Pubblico Ministero ha in suo possesso una serie di oggetti, sequestrati durante le perquisizioni nelle case degli imputati e negli uffici dell’impresa DESA, come ad esempio telefoni cellulari, chiavette USB, macchine fotografiche, tablet, schede di memoria dei cellulari, dischi rigidi estraibili, computer e persino armi e proiettili. Tuttavia, a distanza di due anni, il Ministero sostiene che questi dispositivi non sono stati oggetto di perizia, vale a dire, non vi è stata un’indagine diligente e c’è il rischio che il semplice decorso del tempo abbia danneggiato le prove.
Questa situazione è stata comunicata dal Pubblico Ministero solo di recente, nonostante le numerose pratiche inoltrate dal Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras (COPINH) e dai parenti di Berta Cáceres.
Fino ad oggi il Pubblico Ministero ha negato alle vittime l’accesso all’informazione in almeno 35 occasioni, e anche se la Cassazione con Giurisdizione Nazionale Territoriale in Materia Penale gli ha intimato in molteplici occasioni di fornire l’informazione, questo organismo investigativo ha apertamente trasgredito l’ordine senza alcuna conseguenza legale.
Da parte sua, la Cassazione non ha accettato di considerare il COPINH come vittima del caso, limitando indebitamente la partecipazione di questo movimento al procedimento penale per l’assassinio della sua leader.
Questa serie di irregolarità che sono state praticate in modo sistematico, violano il diritto delle vittime a partecipare a tutte le fasi del processo, limitano in modo ingiustificato il loro accesso all’informazione e condizionano la ricerca di verità e giustizia.
Di fronte a questa situazione, noi organizzazioni firmatarie riteniamo inammissibile che il processo prosegua senza l’analisi e la consegna di tutte le informazioni disponibili. Come sostiene la Corte Interamericana dei Diritti Umani, gli Stati devono “(…) assicurare che i famigliari (…) abbiano pieno accesso e possibilità di agire in tutte le fasi e le istanze delle suddette indagini e processi, in conformità con la legge nazionale e le norme della Convenzione Americana”.
Inoltre, secondo questa Alta Corte, gli Stati hanno “l’obbligo di rimuovere tutti gli ostacoli pratici e giuridici che possono ostacolare un chiarimento giudiziario esauriente delle violazioni della Convenzione Americana, come perpetrato in questo caso, ed il perseguimento dei responsabili e il dovuto risarcimento alle vittime. ”
In questo caso concreto, l’atteggiamento negligente del Pubblico Ministero solleva seri dubbi sulla sua reale volontà di chiarire i fatti e individuare tutti i responsabili, in particolare i mandanti.
Infine, noi organizzazioni firmatarie esortiamo le autorità honduregne a rettificare immediatamente le loro pratiche e ricordiamo che l’omicidio di Berta Cáceres Flores comprova la violenza e l’impunità che uomini e donne difensori dei diritti umani si trovano ad affrontare nello svolgimento del loro lavoro in questo paese. Lo Stato dell’Honduras ha l’obbligo d’investigare sui propri casi in modo tempestivo, esaustivo, indipendente e imparziale.
traduzione di Adelina Bottero
QUI l’originale a cui abbiamo aderito come CICA.