Intervista a Sandra Marybel Sánchez, giornalista di Radio Progreso
Leggo un’ANSA: “Tensione alle stelle in Honduras, dove è in vigore il coprifuoco, misura presa a seguito delle proteste dopo il ballottaggio presidenziale di domenica” (2 dicembre, 21:55).
Le proteste (riassumo, ma chi ha tempo può leggere questo articolo) sono legate ai presunti brogli che dovrebbero portare all’elezione per un secondo mandato presidenziale di Juan Orlando Hernández, al termine di uno scrutinio infinito — si è votato domenica 26 novembre -, e funestato da un black out. Prima che i sistemi di computo collassassero il candidato dell’opposizione, Salvador Nasralla, era in testa nello spoglio, ma dopo lo stop è finito dietro a JOH, per poche decine di miglia di voti.
L’ANSA parla di coprifuoco, e in Honduras l’ultimo “toque de queda” prima del dicembre 2017 era stato decretato nel 2009. Nei giorni del Colpo di Stato che depose il presidente Mel Zelaja. Per capire come si è arrivati a questo punto, diffidando dell’agenzia italiana, riavvolgo il nastro dell’intervista con Sandra Marybel Sánchez, una giornalista hondureña di Radio Progreso, diretta dal sacerdote gesuita Ismael Moreno: “Questo coprifuoco, che limita la libertà di movimento tra le 6 di sera e le 6 del mattino, è parte di una strategia che veniva disegnata prima delle elezioni del 26 novembre, come modalità di risposta a una eventuale reazione del popolo di fronte alla frode elettorale. Era stabilito che le manifestazioni sarebbero state infiltrate, da parte di persone che avrebbero procurato danni alle proprietà private, e che a queste notizie sarebbe stata data ampia visibilità sui mezzi di comunicazione, così da poter giustificare l’introduzione di misure repressive — spiega Marybel Sánchez -. Questo è quanto è successo a partire da giovedì scorso: le tv hanno detto che la responsabilità di vetri rotti e saccheggi era della base dell’opposizione. Ecco giustificato, ed accettabile, un coprifuoco, che servirebbe a proteggere le persone, perché in strada ci sarebbero delinquenti”.
Secondo la giornalista di Radio Progreso, però, in questo modo “viene limitato il diritto a manifestare, non si garantisce la libertà di espressione”.
“La verità — aggiunge — è che l’Honduras non è mai uscito dal colpo di Stato del 2009. Le istituzioni sono collassate: il governo di Juan Orlando Hernández ha occupato ogni spazio di potere, compresi il Parlamento e la Corte Suprema di Giustizia”. Non esiste alcun contrappeso tra esecutivo, legislativo e giudiziario.
“Solo capendo questo è possibile capire come sia possibile che JOH corra per una seconda elezione. Che era proibita. Ed è possibile solo dopo una sentenza della Corte Suprema che cancella una disposizione costituzionale” racconta Sandra Marybel Sánchez.
Secondo la giornalista, “la tensione nel Paese, che porta ovunque a manifestazione pubbliche di massa (si realizzano anche violando anche il coprifuoco, ndr) contro la frode elettorale, è colpa del Tribunale Supremo Elettorale. Il TSE si sta mostrando molto autoritario nel prendere decisioni, e non pare intenzionato a considerare i suggerimenti arrivati dagli osservatori elettorali istituzionale, come la delegazione dell’Unione Europea, che in una conferenza stampa ha invitato a considerare ‘delicato’ l’annuncio di un’eventuale vittoria di JOH finché non sarà completato il conteggio dei voti ed l’eventuale riconteggio richiesto dall’opposizione”.
Sono 11 le richiesta avanzate dall’opposizione al TSE (e sono riassunte nel volantino qui a lato), per realizzare uno scrutinio pienamente trasparente. Sandra Marybel Sánchez dubita che verranno ascoltate dal Tribunale: “È molto probabile che la proclamazione di JOH avvenga domenica, e sono sicura che il popolo hondureño non potrà tollerare. Quando intervistiamo la gente, spiega che sente che stanno rubando la loro volontà, quella espressa con il voto all’opposizione. Il 70 per cento degli hondureñi è contrario alla rielezione del presidente della Repubblica. Mi aspetto nuove manifestazioni, ed una risposta ancor più repressiva, anche nei confronti di questi mezzi d’informazione non allineati, come Radio Progreso”.
Mentre scriviamo, a Tegucigalpa (la capitale del Paese) è in corso una marcia molto partecipata.