39 mesi dopo il suo omicidio non c’è ancora una sentenza scritta e gli autori intellettuali sono a piede libero. Intanto l’Honduras si rimilitarizza e gli USA riempiono di truppe la regione
Sei mesi fa, sette persone sono state dichiarate colpevoli dell’omicidio della dirigente indigena e coordinatrice del Copinh (Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras) Berta Cáceres e del tentato omicidio dell’ambientalista messicano Gustavo Castro. La famiglia, il Copinh e una missione di osservatori [2] hanno espresso preoccupazione per il fatto che il Tribunale non abbia ancora redatto né motivato la sentenza di condannaCáceres venne assassinata il 2 marzo 2016, nella città de La Esperanza, Intibucà, da un commando che si introdusse nella sua abitazione a notte fonda. Il primo processo ha stabilito l’esistenza di vincoli diretti tra dirigenti di Desarrollos Energéticos S.A. (DESA), azienda titolare della concessione per l’uso delle acque del fiume Gualcarque e del progetto idroelettrico Agua Zarca, e l’omicidio. Contro questo progetto, la Cáceres, il Copinh e le comunità Lenca di Río Blanco hanno lottato per anni.
Preoccupazione
Attraverso un comunicato, la missione di osservatori ha condannato l’esistenza in Honduras di “deficienze strutturali nel sistema giudiziario” che si traducono in “limitazioni e difficoltà per l’accesso della popolazione alla giustizia”.
“L’impunità è la regola in Honduras. Non si tratta solo di condannare gli autori materiali e intellettuali dell’omicidio di Berta Cáceres, ma di fare in modo che questo caso serva all’Honduras per passare da uno stato di impunità a uno stato di diritto”, ha detto Joseph P. Berra, rappresentante di The Promise Institute for Human Rights e membro della missione [2].
Isabel Solis, direttrice di Guatemala Human Rights Commission (GHRC/USA) anch’essa integrante della missione, ha detto di essere molto preoccupata per la mancanza di una sentenza scritta. Ha inoltre condannato la campagna mediatica lanciata a livello nazionale e internazionale per screditare sia le vittime che la missione di osservazione.
“Formulare e motivare una sentenza per iscritto è un obbligo dello Stato honduregno. É un passo necessario per continuare a investigare e condannare tutte le persone coinvolte nel crimine”.
Militarizzazione dei territori
Per Victor Fernández, uno dei legali della famiglia di Berta Cáceres, con la mancanza di una sentenza scritta l’intero processo è a rischio.
“C’è un verdetto di colpevolezza, però abbiamo bisogno di una sentenza che motivi per iscritto perché queste sette persone sono state ritenute colpevoli e quali sono stati i criteri di valutazione delle prove. Corriamo il rischio di vedere crollare tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora”.
Fernández ha spiegato alla LINyM che non ci sono motivi che giustifichino il ritardo dei giudici e che quindi è lecito mettere in dubbio la loro imparzialità.
“Non si tratta solamente della mancanza della motivazione della sentenza, ma anche dei ritardi nel processo contro Roberto David Castillo, presidente di Desa incriminato come autore intellettuale dell’omicidio di Berta (Cáceres) e la mancanza di indagini sul coinvolgimento dei vertici dell’azienda produttrice di energia. Sono questi i principali conti in sospeso del caso Berta Caceres”.
L’avvocato e attivista del Movimento ampio per la dignità e la giustizia, Madj, ha anche ricordato che la stessa pressione, persecuzione e le stesse minacce subite per anni da Berta Cáceres, sono ora rivolte contro tutte quelle comunità, organizzazioni e persone che difendono i territori e che lottano contro il saccheggio dei beni comuni e l’espulsione dalle proprie terre.
Il rapporto “Territori a rischio – Miniere, progetti idroelettrici e idrocarburi in Honduras” svela che a luglio 2018, lo Stato aveva registrato 540 concessioni minerarie e 307 progetti per produrre energia elettrica. Più di 70 concessioni riguardano zone protette e altri 42 interessano micro bacini idrici. Il 65% dei comuni dell’Honduras hanno aree destinate a progetti minerari (156), produzione di energia (100) e ricerche petrolifere (25).
Una strategia di svendita del territorio nazionale che fa parte del modello estrattivista promosso con forza dai governi che si sono succeduti durante e dopo il colpo di Stato del 2009. È proprio durante il semestre del governo illegale e ilegittimo di Roberto Micheletti (luglio-dicembre 2009) che il parlamento spurio approvò una quantità rilevante di dubbiose concessioni e progetti estrattivisti, nonché l’espansione incontrollata di monocoltivazioni.
Secondo il direttore del Fondo sociale per il debito estero e lo sviluppo dell’Honduras, Fosdeh, Mauricio Díaz Burdett, queste politiche non hanno nemmeno giovato alle casse dello Stato, bensí tutto il contrario. Le esenzioni fiscali concesse ai progetti che producono energia elettrica hanno superato i 29 mila milioni di lempiras (quasi 1,2 miliardi di dollari) tra il 2014 e il 2018. Una cifra praticamente uguale ai fondi destinati all’istruzione pubblica e due volte quelli destinati alla sanità. Inoltre, le attività estrattiviste creano appena 6.400 posti di lavoro e meno del 1% del PIL nazionale.
Tali politiche corrotte e depredatorie di territori e beni comuni, con forti vincoli con il crimine organizzato, sono state poi la causa dello scoppio di proteste e di conflitti che continuano a insanguinare l’Honduras. La risposta dello Stato honduregno è stata la rimilitarizzazione dei territori e l’uso sempre più frequente dei militari nella gestione dell’ordine pubblico.
L’aumento dei fondi destinati alle Forze armate nel 2019 è stato di circa 23,5 milioni di dollari, mentre i governi di Stati Uniti e Israele continuano a promuovere l’invio di truppe, armi e altri strumenti bellici
È proprio di questi giorni l’annuncio fatto dall’ambasciata statunitense dell’arrivo in Honduras di 300 tra marines e membri della fanteria di marina inviati dal Comando Sur [3], che si aggiungono al già numeroso contingente militare nordamericano presente in buona parte del territorio nazionale. Oltre ad agire in caso di disastri naturali, si dedicheranno ad addestrare “forze di sicurezza di paesi amici dell’area latinoamericana e caraibica” e a rispondere “in modo adeguato” ad altri tipi di crisi nella regione. Truppe speciali verranno anche inviate in Belize, El Salvador, Guatemala, Brasile, Colombia e Perù.
Una decisione che non può non destare serie preoccupazioni circa la sempre più consistente presenza militare statunitense in centro e sud america, e la minaccia che essa rappresenta contro governi non allineati con le politiche di Washington, come Bolivia, Cuba, Nicaragua e Venezuela.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere la notizia -non confermata dalle autorità honduregna- dell’arrivo di 1000 soldati israeliani nella storica base aerea statunitense di Soto Cano (Palmerola), per addestrare membri delle Forze Armate e della Polizia militare dell’ordine pubblico (Pmop) in operazioni di protezione delle frontiere e di dissuasione dell’emigrazione verso altri paesi.
Non ci fermeranno
Bertha Zúniga, figlia di Berta Cáceres e attuale coordinatrice del Copinh, in Italia insieme alla sorella Laura durante la prima settimana di giugno, ha assicurato che “la battaglia contro l’impunità è la strada da percorrere senza indugi”.
Ha anche condannato la guerra mediatica che Desa ha intrapreso, in complicità con i principali media, “per screditarci, minimizzare la nostra lotta e criminalizzare nuovamente la figura e il ricordo di mia madre”. Per la giovane dirigente il vero obiettivo di questa campagna sarebbe quello di garantire l’impunità degli autori intellettuali dell’omicidio.
“Abbiamo fatto dei passi avanti e abbiamo ottenuto qualcosa di importante, però manca ancora molto. Non siamo disposti a fare marcia indietro. La lotta di Berta si incarna in tutte le lotte che difendono i territori e i beni comuni”, ha concluso.
Note
[1] La missione è composta da organizzazioni internazionali e nazionali, esperti di diritti umani, di diritto internazionale e di diritto penale e ha presenziato al primo processo per l’omicidio di Berta Cáceres
Fonte: LINyM