Intervista di Lorena Bruno.
Il 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la Casa delle Donne di Milano ospiterà lo spettacolo teatrale “Berta. Canto alla Terra” dedicato all’attivista honduregna uccisa nel 2016 per le sue lotte contro la costruzione di una diga sul Río Gualcarque da parte dell’impresa privata Desa. Queste le sue parole:
“Svegliamoci umanità! Non abbiamo più tempo. Le nostre coscienze verranno scosse dal fatto di stare a guardare l’autodistruzione, fondata sul sistema predatorio capitalista, razzista e patriarcale”.
Ne parliamo con Alessandra Pasi di Nudoecrudo Teatro, autrice e interprete. Da dove nasce l’idea di dedicare uno spettacolo a Berta Càceres?
Nasce dall’incontro con il Collettivo Italia Centro America (CICA), una rete di attivisti e attiviste che si occupano di relazioni con il Centro America, anche con l’Honduras, quando Berta era viva; è stata anche in Italia per parlare delle sue battaglie e abbiamo avuto modo di conoscerla.
Quando è stata uccisa nel 2016, si è costituito il comitato Berta vive e in quel periodo stavamo pensando un nuovo spettacolo; i nostri spettacoli nascono sempre da tematiche attuali che sentiamo vicine e urgenti: abbiamo pensato che la storia di Berta (nella foto) meritasse di essere raccontata.Non è stato facile, ci sentivamo in parte responsabili per il fatto di conoscere persone che con lei avevano avuto uno scambio importante, che avevano lottato con lei, dall’altro provavamo un grande rispetto per la portata del suo messaggio politico.
Questo spettacolo si porta dietro tanti incontri, tanti confronti con le persone che hanno lottato con lei e le sue figlie, abbiamo raccolto veramente tanto materiale e poi abbiamo scelto cosa raccontare.
Nello spettacolo si parla anche della madre di Berta, Austra Flores Lopez?
Nello spettacolo diamo spazio anche a lei, non la conosciamo, abbiamo incontrato le sue figlie ma non lei, una donna di cui abbiamo seguito le dichiarazioni e le lotte; non ci è sembrata una coincidenza il fatto che alla fine degli anni ’80 accogliesse clandestinamente in casa chi fuggiva dalla guerra civile in El Salvador; aiutava le donne clandestine a partorire e Berta, che era una bambina, l’aiutava.
È stata un’insegnante che si è sempre schierata e impegnata politicamente, e infatti anche lo sguardo di Berta Càceres non è mai stato individualista, ma sempre proiettato in una dimensione collettiva.
È qualcosa che fa parte di un certo tipo di cultura, per esempio quella degli zapatisti e zapatiste, che ora girano l’Europa per raccontare della loro storia politica ed è il segno di una cultura che non si è mai separata da una profonda comunione con la natura da cui traiamo origine e questo ci ha dato da pensare: abbiamo cercato di portare questo messaggio pur sapendo che lo facciamo da occidentali e quindi con una visione molto diversa.
Questo messaggio di cui parli è attualissimo sia per la questione climatica, sia per le lotte che per esempio i popoli dell’Amazzonia portano avanti contro una deforestazione scellerata.
Sì, lo è, in Brasile ci sono attivisti per l’ambiente proprio come Càceres, che veniva definita una defensora della madre terra. Per esempio l’Honduras è il paese con il più alto tasso di omicidi di attivisti e attiviste, perché è allo stesso tempo il paese maggiormente sfruttato a livello di risorse minerarie e naturali, su cui le multinazionali arrivano come avvoltoi.
È il segno di una storia che va avanti da quella che noi chiamiamo scoperta dell’America e che per le persone indigene ha significato 500 anni di resistenza popolare.
È interessante provare a spostare il punto di vista e vedere le cose dall’altra parte.
Se osserviamo dove siamo andati a insediare il nostro controllo e i nostri interessi economici, noteremo che da lì queste persone ritornano in maniera più che giustificata, a reclamare il proprio diritto a una vita dignitosa.
Berta Càceres possedeva la consapevolezza di quante responsabilità siano collegate tra loro.
Perché prestare attenzione a questo avvenimento lontano da noi? Chi assiste allo spettacolo potrebbe chiederselo: abbiamo trovato la risposta nel suo sguardo politico: il suo messaggio è di un’attualità notevole.
Il 25 novembre lo spettacolo approda alla Casa delle Donne di Milano.
Del resto il teatro, e non solo quello che facciamo noi, ha questa funzione: offrire uno specchio che deforma ma che restituisce una visione della società.
La presenza del 25 novembre alla Casa nasce per una serie di coincidenze: è stato possibile grazie al Comitato Berta Vive Milano, al Collettivo CICA, alla Campsirago Residenza e anche grazie a un’amica di Berta, che conosciamo e ci ha accompagnato nella gestazione dello spettacolo; e del resto questa giornata mondiale nasce dall’assassinio delle sorelle Mirabal: parliamo sempre di tre donne del sud America, ci sono tanti segni di connessione: è significativo.
Porteremo lo spettacolo anche in cammino nei boschi, che sono la sua casa naturale.
fonte originale: https://www.casadonnemilano.it/alessandra-pasi-racconta-lo-spettacolo-berta-canto-alla-terra-omaggio-a-berta-caceres/