Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras
COPINH

La Esperanza (Municipio piú che altro ladino) e Intibucá (Municipio piú che altro indigeno) sono due cittá in una, con due amministrazioni distinte, ma con gravi problema comuni.

Da 15 giorni la zona é in fermento, diversi edifici municipali sono stati occupati in segno di protesta specialmente dal popolo indigeno Lenca, organizzato in un movimento sotto l’insegna della Coordinadora Regional de Resistencia Popular che raggruppa oltre alle organizzazioni indigene e campesine, anche maestri, lavoratori nel campo della salute, produttori agricoli, patronati e la chiesa, tutte appartenenti al Departamento di Intibucá, nella zona occidentale di Honduras dove é concentrata la maggior parte del popolo Lneca.

Le richieste della gente sono legittime e dovute, in un planteamiento unico si chiede:

- il maneggio sostenibile dei boschi e non lo sfruttamento illegittimo e di contrabbando che vige ora, avallato dalle autoritá (si sono formati due blocchi stradali che non permettono il passaggio ai camion carichi di legna)

- che la educazione non sia politicizzata, né corrotta e che si aprano scuole nelle comunitá che nonnle hanno (si é occupata la Direccion Dep.tal de Educación)

- una rete fogniaria adeguata, visto che l’attuale é a cielo aperto, migliori infrastrutture, trasparenza dell’amministrazione e un secco no alle privatizzazioni dei servizi pubblici (si é occupato il Municipio di Intibucá)

- protezione per i produttori di patata (qui si produce il 70% del paese) e quindi il divieto dell’entrata di semenza transgenica e straniera (si é occupata la Secreteria de Agricultura y Ganaderia)

Questi sono i 4 punti principali, ma nel documento di negoziazione ce ne sono una 30ina e tutti richiedenti maggior responsabilitá e trasparenza da parte delle autoritá locali e nazionali ed il rispetto dei diritti dei cittadini.

Le occupazioni sono iníziate in maniera pacifica e rapida all’alba del 26 di aprile, cogliendo tutti di sorpresa, e seguono tuttora. Le persone, a turno, passano giorno e notte in queste installazioni dove il tempo corre frenetico e ricco di attivitá di ogni genere: si organizzano assemblee, momenti culturali (arrivano ogni giorno gruppi musicali ad appoggiare la resistencia!), di spiritualitá, di incontro, di informazione, ecc…

In ogno occupazione c’é una commissione di disciplina, una di sicurezza, una di igiene, ecc
Ovviamente ci sono infiltrati e spie (orejas=orecchie), ma il movimento non ha nulla da nascondere,anzi.
Si sono tentate manovre sporche, come ad esempio quella di mettere in giro voci allarmanti a nome del movimento del tipo “domani bruceremo il mercato”, “ammazzeremo il governatore”, ecc.

Nel Municipio di Intibucá la commissione di sicurezza ha bloccato il secretario del sindaco, riuscito ad entrare da una porta secondaria, con in mano documenti del municipio stesso. L’intento probabilmente era quello di accusare gli occupanti di furto o forse erano documenti scottanti? Il secretario é stato tenuto “prigioniero” dalla comissione e poi consegnato alla policía, non si é saputo nulla del contenuto dei documenti.

Dal 05 di maggio si sono uniti alla lotta anche i maestri di tutte le sezioni del departamento, integrandosi nell’occupazione della Direccion Dep.tal de Educación e da altri departamenti continuano ad arrivare notizie di proteste ed occupazioni.
Tutto questo movimento é apolitico, nonostante alcuni partiti stiano solidarizzando con la lotta, ma il grande della solidarietá sta arrivando da tutti i settori.

Il quartier generale é un grande casolare, centro di formazione della chiesa. Qui le donne indigene, venute dalle comunitá per appoggiare il movimento, dalle 5 del mattino cucinano colazione, pranzo e cena per tutte le persone che stanno nelle varie occupazioni. La maggior parte di mais, café, fagioli, zucchero, verdura, ecc. che arrivano, é contributo delle comunitá indigene. Il movimento non ha nessun finaziamento, quindi tutto é dovuto all’immenso sforzo delle organizzazioni promotrici e dalla solidarietá del popolo.

In una sala del casolare in ogni momento ci sono riunioni o assemblee del gruppo che sta coordinando la protesta, gruppo composto da dirigenti delle varie organizzazioni (é la prima volta che si ottiene una unione cosí forte ed incondizionata), ma soprattutto da persone della base.

In questi giorni, oltre alle occupazioni si sono svolte altre attivitá che hanno attirato l’attenzione del paese: cinque donne indigene della comunitá di Montaña Verde hanno chiesto asilo politico nell’ambasciata del Brasile, che poche ore dopo é stato rifiutato.Un gruppo di persone, venerdí notte é riuscito a bloccare due camion carichi di sacchi di semenza di patata olandese, marcia e comunque contaminata. Dopo pochi giorni una delegazione del movimento si é recata nella capitale, Tegucigalpa, ed ha scaricato il contenuto dei sacchi sotto la sede del Congresso Nazionale, accompagnati da cartelli di protesta e da una conferenza stampa. La notizia é uscita su tutta la stampa nazionale in prima pagina.

Si sono bloccati camion carichi di legna appena tagliata e si sono scaricati ai bordi della strada.

Si sono fatte carovane per le strade di La Esperanza e Intibucá, oggi stesso si é fatta una marcia per le vie cittadine, semplicemente cantando. E per i prossimi giorni giá si stanno preparando azioni nuove e ben creative.

La determinazione della gente é fortíssima: ¡hasta el final! É la parola d’ordine e si respira un’aria di allegria e fratellanza incredibile.
L’atteggiamento delle autoritá locali non é diverso da quello delle autoritá nazionale e la loro strategia é quella dell’indifferenza.
Il governo honduregno é amministrato da un gruppo di ricchi corrotti e marionette degli USA. Stanno portando il popolo alla povertá estrema, approvando progetti nefasti come l’ALCA, TLC, PPP, ecc, stanno svendendo le innumerevoli risorse naturali del paese alle multinazionali straniere invece che pensare alla posibilita di una vita piú umana e degna per tutta la popolazione. Si stanno praticamente regalando concessióni alle grande imprese straniere, molte delle quali sono italiane.

Senza contare la forte repressione con sistematici assassini di leaders popolari, con leggi antiterrorismo, con un forte incremento della militarizzazione (Plan Colombia?) e la rinascita (¿) degli squadroni della morte o della “limpieza social”.

Sia il governo che le autoritá locali non hanno ancora risposto alle richieste dei protestanti. Le loro uniche dichiarazioni sono state ovviamente contro il movimento popolare. Un esempio per tutti, il Ministro de Educación oltre ad offendere il movimento dei maestri chiamandoli terroristi, li ha minacciati di esonerarli dal lavoro, ma questa é una storia vecchia ormai. Hanno accusato il movimento di voler destabilizzare il governo. Ma fácilmente si dimenticano che ogni bambino che nasce ha giá un forte debito estero che mai potrá pagare, o che una grande percentuale di bambini muore per denutrizione o che l’accesso all’istruzione non é per tutti e tantomeno quello alla salute. L’unica cosa che pare gli interessi é la sfrenata corsa alla privatizzazione.

La gente comunque non ci sta piú, ogni giorno ci sono proteste in ogni angolo del paese. Per il primo di maggio sono scese in piazza decine di migliaia di persone e la richiesta piú forte é stata quella di smettere di essere burattini manovrati da Bush ed il rifiuto totale ai Trattati di Libero Commercio.

Fonti ufficiali ci hanno riferito che le autoritá stanno preparando lo sgombero forzato, ma la gente é pronta anche a questo e non si lascia certo intimidire, anzi segue piú decisa di prima perche sa che é nel giusto. Nel suo piccolo e nella sua disperazione, il popolo di Intibucá, formato nella stragande maggioranza da indigeni Lenca, ha deciso il suo ¡YA BASTA! E con grande sacrifici, ma anche con grande dignitá e determinazione, sta affrontando questa lotta a testa alta, deciso ad andare fino in fondo, qualunque sia la conseguenza. In fondo cosa hanno da perdere? “Peggio di cosí non si puó….é ora di cambiare” dicono in una sola voce.

Le loro facce, fortemente solcate dal duro lavoro dei campi, hanno comunque un’espressione di serenitá. Sanno che non otterranno risposte a tutte le loro esisgenze, ma quello che stanno vivendo é un momento storico che li ha portati ad unirsi in una lotta di tutti e per tutti. Da tutto ció forse puó iniziare una nuova era per il popolo indigeno, da sempre emarginato e dimenticato dalle autoritá.

 

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