GUANCASCO
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Órgano di diffusione del Consiglio Civico di Organizzazioni
Popolari e Indigene dell’Honduras
COPINH
Bo Lempira Intibucá, HONDURAS tel/fax 783-0817
Numero 1 del anno 2004
Editoriale: Alla Luce
Veniamo alla luce come Bollettino informativo del Consiglio Civico
di Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras- COPINH.
Il nostro proposito è quello di diventare un mezzo di comunicazione
alternativa, attraverso cui si possa ottenere l’accesso ad informazioni
ceh per altra via sarebbe impossibile che arrivino, dal momento
che i grandi media non sono al servizio del popolo ma al servizio
dei potenti. Sappiamo di nascere con molte carenze, limitazioni
o vuoti, che cercheremo di superare con i vostri apporti critici.
Cercheremo di inserire il nostro lavoro nella metodologia della
comunicazione popolare per poter contribuire maggiormente alla costruzione
di una società più giusta e più umana, cioè
lottare per l’equità di genere, per il compimento del Convenio
169 dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro, per un utilizzo delle
risorse forestali sostenibile e comunitario, contro il PPP, il TLC
e l’ALCA, la militarizzazione, ecc…
Guancasco sarà un mezzo per rendere pubbliche le denuncie
sulle violazioni dei diritti umani, gli abusi da parte delle autorità,
la depredazione dei boschi, le violenze contro le donne e tutto
ciò che significa ingiustizia.
Una delle più grosse aspirazioni di questo bollettino sarà
l’essere propositivo a partire dalla prospettiva indigena, in temi
come il recupero della medicina naturale e tradizionale, mantenere
le nostre sementi originali, l’utilizzo comunitario della terra,
la costruzione del potere locale, la commercializzazione comunitaria,
il recupero della cultura e spiritualità del popolo Lenca,
l’educazione interculturale, l’integrazione dei popoli centroamerciani,
latinoamerciani e del Caribe e altre cose con cui i nostri lettori
e le nostre lettrici potranno contribuire se lo vorranno.
Il fatto che voi ci stiate leggendo è uno dei nostri più
grandi successi, per il fatto che vuol dire che siamo venuti alla
luce.
La resistenza cresce
Di fronte alla diffusione su scala mondiale, di un modello economico
che favorisce l’appropriazione delle risorse naturali, della forza
lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici e di tutte le ricchezze
dei nostri popoli, da parte delle grandi multinazionali e altri
potenti del pianeta, la maggioranza della popolazione formata da
indigeni, neri, donne, disoccupati, operai, contadini, maestri,
impiegati pubblici e altri settori sociali, ci stiamo preparando
a dare battaglia: resistere con dignità e lottare articolando
le nostre forze e rispettando la diversità per la costruzione
di un mondo migliore.
Quest’anno abbiamo impulsato, in maniera coerente e sistematica,
a partire da diversi spazi sociali dove condividiamo un processo
di accumulazione di forze che dovrà condurci a sviluppare
la resistenza indigena e popolare. La strada si è trasformata
in uno scenario adeguato per rivendicare la nostra autonomia e identità
di popolo.
E’ in questo modo che il 5 di febbraio la nostra organizzazione,
il COPINH, attendendo la convocatoria della Coordinazione Nazionale
di Resistenza Popolare, spazio di lotta a cui apparteniamo, realizzammo
l’occupazione di strade in due punti importanti per l’economia del
paese. In Comayagua siamo rimasti dalle 7.00 alle 11.00 del mattino
all’incrocio del CEDA (Centro di Capacitazione Agricola) ostacolando
il passaggio dei veicoli per marciare successivamente per le strade
della città e concludere con un meeting nel Parco Centrale,
dove si manifestò il nostro ripudio totale verso i Trattati
di Libero commercio, Area di Libero Commercio delle Americhe e Plan
Puebla Panamà, così come per gli alti prezzi del paniere
basico. Alla stessa ora nella città di Santa Rosa de Copán
si bloccò il passaggio dei veicoli nella strada che conduce
verso le dogane di El Poy e Aguas Calientes alla frontiera con le
repubbliche sorelle di Guatemala e El Salvador. Successivamente
si marciò verso la Corte di Appello, dove si è chiesta la
liberazione dei fratelli indigeni Marcelino e Leonardo Miranda, originari
di Montaña Verde, area protetta delle cui risorse naturali
si vogliono impadronire alcuni terratenienti di Gracias Lempira.
Nel frattempo a Bajo Aguan e nella città de El Progreso si
realizzarono enormi marcie popolari in cui si è anche espresso
il ripudio del modello neoliberale, ai Trattati di Libero Commercio
e si è richiesto il rispetto degli statuti professionali
e altre leggi del lavoro. In serata nella città di Tegucigalpa
una marcia immensa marciò verso la casa presidenziale gridando
a gran voce la nuova palora d’ordine degli hondureñi: “Che
rinunci”. In allusione al Presidente della Repubblica, Ricardo Maduro,
che dalla sua posizione ha servito fedelmente gli organismi finanziari
internazionali e un gruppo di impresari voraci che hanno ricevuto
“indulgenze ufficiali” per rovinare banche, godendo anche di cancellazione
di debiti e di maneggiamento permanente dei beni nazionali.
Però la lotta non si è fermata, recentemente, il 20
marzo, il COPINH insieme al Blocco Popolare di Tegucigalpa, come
parte di una campagna mondiale contro la guerra ha svolto un nutrito
sit-in di fronte all’ambasciata degli Stati uniti dove si è
condannata energicamente la demenziale crociata intrappresa dai
falchi del pentagono capitanati da Bush, orientata a distruggere
qualsiasi società o cultura che non corrisponda al suo affanno
messianico di governare l’universo con uno schema di pensiero unico.
Tutte queste azioni di resistenza sono il preambolo di grandi avvenimenti
di cui saremo protagonisti noi popoli in legittima difesa delle
nostre forme di vita, le nostre culture e credenze. Sotto nessuna
minaccia permetteremo che ci venga imposto il mercato come centro
organizzativo della vita dei paesi. Il nostro spirito ribelle e
giustiziero ha radici ancestrali e nessuno potrà sottometterlo.
Montaña Verde simbolo di resistenza e dignità
La comunità di Montaña Verde è situata
nel Municipio di Gracias in cui si congiungono i dipartimenti di
Lempira, Santa Barbara e Intibucà, cioè nella parte
Occidentale dell’Honduras.
In Montaña Verde c’è un rifugio della vita silvestre,
ciò significa che animali come il puma, la scimmia dalla
faccia bianca, il venado cola blanca, la ardía, il danto,
il cascabel, il mapache, il zorrillo e altri, si rifugiano li per
poter sopravvivere ad un sistema economico di morte che depreda
la vita in qualsiasi delle sue manifestazioni. Non è casuale
che in questa comunità abbondano i boschi, le orchidee, i
gladioli, lirios, los helechos, los gallinazos o la calaguala, e
non è nenahce casuale che nascano fiumi come quello Aguas
Amarillas o il Silencia dove i juillines ed i guapotes se deslizan
in un ambiente rifrescante; non è neanche casuale che in
questa comunità si ascoltano i dolci canti dei guardabarrancos
e dei jilgueros; non è causale quindi che questa terra sia un
rifugio di vita silvestre. La comunità è una comunità
Lenca dove si mantiene il principio secondo cui la nostra vita è
vincolata alla vita degli animali, delle piante e alla vita della
terra, se uccidiamo le piante e gli animali uccidiamo la madre terra
e anche la nostra stessa vita.
Pensare e crdere in questa filosofia di vita non è e non
è stato facile, pensare e credere così ha significato
che la popolazione indigena venisse trattata da nullafacente per
il solo fatto di non distruggere tutti gli alberi per seminare caffè,
canna da zucchero o qualsiasi cosa; pensare e credere così
ha significato che la popolazione Lenca di questo luogo venga trattata
da ignorante per il fatto di non fare nulla affinchè la natura
diventi più produttiva e per rifornire di più il mercato.
La storia precedente è sempilce, Montaña Verde è
stata banco di attività per i depredatori dei boschi, Montaña
Verde è stata banco di attività degli allevatori intensivi,
dei latifondisti, signori feudali di Gracias, i potenti Cálix
Urtecho che manipolano la politica, l’esercito, il Ministero Pubblico,
i giudici ed hanno anche influenza locale, nazionale e internazioanle.
Questi depredatori in questo momento non solo si inumidisocno le
labbra dalla voglia di mandare via i Lenca dal territorio di Montaña
Verde per piantare le proprie fincas e mantenere gli allevamenti,
ma hanno già tentato con le manovre più sporche di
diffondere gli allevamenti sul territorio, hanno mandato uomini
armati della polizia e dei paramilitari, hanno iniziato dei processi
giudiziali contro i leaders deel Consiglio Indigeno Lenca Comunale,
ecc…
Però Montaña Verde ha deciso di essere coerente con
i propri valori di vita e hanno continuato a resistere, portando
avanti una lotta tenace con la decisione di non cedere ne un pezzettino
di territorio, anche se ciò volesse significare il più
grande sacrificio.
Il sacrificio più grande è mantenere una mobilitazione
costante sia a Tegucigalpa che a Comayagua, a Gracia, A Santa Rosa
de Copan, ecc… Allo stesso tempo il szacrificio più grande
ha anche significato l’incarcerazione di compagni come Luis Benítez
e Felipe Bejerano che dopo avre passato vari anni in carcere vennero
riconosciuti innocenti. Il più grande sacrificio ha significato
le lunghe giornate di sciopero della fame in cui si disidratarono
doña Chunga, Bienvenida e altre donne, che si incatenarono
anche nella sede del potere giudiziario di Honduras o si crocefissero
nella Casa Presidenziale o nel Congresso Nazionale.
Il più grande sacrificio ha significato che a mezzanotte
siano entrati i paramilitari e la polizia con le mitragliette in
mano sparando e lanciando bombe lacrimogene, fatto che ha causato
traumi a bambini e bambine della comunità e che provocò
l’aborto ad una compaña.
Il più grande sacrificio significa anche la cattura di Marcelino
e Leonardo Miranda che furono trattati peggio che prigionieri di
guerra nazisti dal momento che furono torturati crudelmente e che
successivamente furono condannati senza una soal prova a 29 anni
di carcere.
Nonstante tutto ciò la popolazione di Montaña Verded
è disposta a continuare la mobilitazione chiedendo la liberazione
di Marcelino e Leonardo, continuando a respingere qualsiasi intento
di scacciarli dalla terra, a difendere lo spazio di un modello di
vita alternativo dal momento che la vita tra le piante, gli animali
e gli esseri umani continuerà in armonia senza impossessarsi
della madre che è le terra.
E in questo senso Montaña Verde è un simobolo di dignità.
TRA LE PIANTE DI MAIS
(Gioconda Belli)
Tra le piante di mais
Semineremo
I nostri sogni indigeni
Il nostro amore per la Terra
E la fecondità dei nostri corpi.
Tra le piante di Mais
Seppeliremo i cadaveri degli eroi
Affinchè diano il colore dorato alle pannocchie
E ci alimentino.
Donne
Sono per noi la regione di essere, di sentire, di amare e di vivere.
Concepiamo la donna come la figura tenera, armoniosa e bella che
ci ha dato la naturalezza; la concepiamo anche come la luce della
vita, della speranza e del futuro.
Sono per noi l’esempio di resistenza e saggezza e soprattutto di
amore. Le amiamo perdutamente, amiamo la madre, la figlia, la nonna,
la sorella, la sposa, amiamo questo splendido mistero che è
generare la vita, crerci, senza di Voi non esistiamo, non siamo,
non saremo, con voi siamo, esistiamo e saremo.
Amiamo la donna che lotta per i propri diritti, imprenditrice del
suo spazio e movimentatrice di lotte e rivendicazioni, amimao la
donna che da la mano, spalla a spalla, idea a idea, costruiamo un
mondo più giusto. Un mondo dove sista l’uguaglianza, dove
vivere tutti, un mondo dove sognare e affermare, Donne e Uomini
siamo felici.
Con tutto l’amore rivoluzionario.
Equipo nazionale coordinatore nazionale agrario grazie a German
Bedoya.
Saluto nel giorno internazionale della donna
Nell’ambito della commemorazione dei 50 anni del glorioso sciopero
del 1954, la Coordinazione nazioanle di Resistenza Popolare saluta
fraternamente alle donne contadine, operaie, casalinghe e professioniste
di tutto il mondo, che fanno lo sforzo e lottano insieme agli altri
per raggiungere migliori condizioni di vita, l’uguaglianza tra donne
e uomini all’interno della nostra società, il diritto di
partecipare senza discriminazioni e con uguaglianza di opportunità
per tutti.
E’ la donna che giorno dopo giorno affronta all’interno della
casa la crisi esistente nel popolo hondureño, prodotto delle
politiche che porta avanti questo governo neoliberale, obbediente
agli ordini degli organismi internazionali e che si traducono nell’aumento
dei prezzi del paniere basico familiare, così come nei prezzi
delle medicine, del materiale scolastico, del carburante, dell’energia
elettrica, dei trasporti. Sono le donne che in prima persona resistono
al progetto di privatizzare la salute e l’educazione senza pensare
che giorno dopo giorno si condanna questo popolo ad affaondare sempre
di più nella miseria, fatto che consideriamo un atto di violenza
contro le donne dal momento che il 70% della popolazione in condizione
di miseria sono donne.
La Coordinazione Nazionale di resistenza Popolare (C.N.R.P.) condanna
l’abuso e il maltratto a cui sono sottomesse migliaia di operai
nelle maquilas, dove non si rispettano i diritti lavorali e umani,
dal momento che costantemente subiscono aggressioni fisiche e psicologiche
con il proposito di sfruttarle al massimo e aumentare il capitale
degli impresari delle maquilas.
Le donne in tutto il mondo lottano per le stesse ragioni per cui
lo fecero le operaie dell’industria tessile di New York che cominciarono
la lotta per migliorare le condizioni di lavoro e che furono brutalmente
represse ed assasinate.
Le donne sono un settore determinante nei processi politici-sociali,
ragione per cui si esige l’uguaglianza nel lavoro, nell’organizzazione
sindacale, nel patronato, nella partecipazione alla vita comunitaria.
Facciamo un appello affinchè la donna non sia utilizzata
nelle campañe politiche che realizzano i partiti, che sono
irrispettuose nei confronti del popolo che muore di fame e i politici
sperperano il denaro con l’obiettivo di mantenere il potere. Esigiamo
rispetto alla dignità della donna dal momento che è
offensivo che vengano utilizzate come oggetti pubblicitari.
La donna ha dimostrato che ha uguali capacità rspetto agli
uomini per dirigere, coordinare e organizzare nei diversi settori
pubblici e privati, ed è per questo che oggi prospettimao
la grande opportunità di avanzare; seguire lottando insieme
per trasformare le relazioni ingiuste e violente in latre più
giuste e in democrazia, seguendo l’esempio di Gracielita García,
Visitación Padilla e altre donne che sono state di esempio
nella lotta.
Auguri alle donne nel loro giorno.
Coordinazione Nazioanle di Resistenza Popolare.
Il cammino di maggio è la vittoria.
Honduras, 8 marzo 2004
Origine dei
Cristi neri nelle colonie spagnole in America
Il 15 gennaio di celebra la festa patronale in onore del
Cristo Nero di Intibucà. Questo giorno è di grande
allegria spiritaule per la comunità Lenca e specialmente
per il popolo di La Esperanza e intibucà in generale. In
Centro America, nella località di Esquipulas, i Guatemala,
esiste un altro Cristo Nero; sono migliaia di fedeli in tutta America
Latina e specialemnte in Centramerica che viaggiano in pellegrinazioni
fino a questo luogo. Esistono molti aneddoti che raccontano i religiosi
a proposito, mi ricordo uno in particolare dei miei antenati:
Una pellegrina, prima di salire fino ad Esquipulas, disse ai suoi
accompagnanti: “Quello che desidero portarmi da Esquipulas è
un copriletto di filo di cotone”. Secondo i fedeli, quando arrivarono
a Esquipulas, la signora vedeva solo copriletti, sia nelle strade
che nella chiesa e persino nel luogo dove si trova il Cristo Negro.
Secondo le testimonianze dei fedeli, la persona che va a visitare
il Cristo Negro di Esquipulas deve andarci con tutta la devozione
del caso, in caso contrario, se va con un doppio proposito, come
fare acquisti, la persona viene castigata dallo stesso Cristo negro
e solo vede gli articoli che desidera comprare e solo questi in
ogni luogo. Sono molti gli aneddoti e i miracoli che i fedeli non
si stancano di raccontarli.
Il Cristo Negro di Intibucà fu tratto dagli spagnoli e dai
lenca nel 1728, che arrivarono a La Esperanza procedendo da Santa
Bárbara seguendo la seguente strada: entrarono per Chorrera
áspera, per il Morro oggi chiamato San Nicolás, Azacualpa,
Piedra Menuda e alla fine arrivarono al Barrio Eramaní e
con il tempo si costruì la chiesa dove si trova attualmente.
La mia intenzione con questo articolo è far conoscere l’origine
dei Cristi Neri in Americalatina. E’ comune ascoltare i fedeli parlare
di un’apparizione di un Cristo Negro di un’altra immagine
di un Santo che appare nuovamente dove era già apparso. Questo
fenomeno ha una spiegazione, cioè erano gli spagnoli che
volevano si costruisse una chiesa giusto in quel luogo. Non bisogna
dimenticare che durante la colonia spagnola le città si costruivano
intorno ad un tempio, una zona minera o un luogo strategico per
il controllo amministrativo o militare.
La conquista e la colonizzazione ebbero un alto costo sociale, i
nostri aborigeni furono crudelmente maltrattati e sfruttati, per
questa ragione non è casuale che quando gli spagnoli imposero
il cottolicesimo, gli indigeni associarono il colore del Cristo
con il colore della pelle degli spagnoli e fecero una deduzione:
“Se gli spagnoli sono malvagi e bainchi anche il Cristo è
malvagio e bianco”. L’astuzia degli spagnoli era tale che capirono
l’associazione che gli aborigeni facevano a proprosito del colore
del Cristo. Allora gli spagnoli pensarono di pitturare i Cristi
di nero e inculcarono l’idea che i Cristi Neri erano più
potenti e facevano più miracoli; li collocraono nelle regioni
strategiche, costruirono grandi templi e città. E questa
credenza persiste ancora in tutto il nostro subcontinente Latinoamericano.
El derecho
a vivir de la Revolución Cubana
Rigoberta Menchú, Adolfo Pérez Esquivel,
William Blum, Phil Brenner, Hernando Calvo Ospina, Ernesto Cardenal,
Ramón Chao, Heinz Dieterich, Eva Forest, Carlo Frabetti,
Saul Landau, James Petras, Alfonso Sastre.
Arriva una nuova sessione annuale della Commissione dei Diritti
Umani delle Nazioni Unite. E come negli anni precedenti, Cuba viene
messa sul banco dei peggiri imputati. Quest’anno l’accusa si concentra
sulle condanne che la giustizia cubana imputò a tre presunti
“disiddenti” l’anno passato.
Il sorprendente è che con la Francia in testa, nazioni europee
che sempre hanno preteso di mostrare una politica internazionale
sovrana, indipendente dai desideri statunitensi, si stanno prestando
ad essi.
I membri dell’Unione Europea, sapendo che Spagna e Italia stanno
funzionando come il Cavallo di Troia statunitense al suo interno,
si sono sottomesse alla realtà di essere utilizzate per portare
avanti una calcolata campagna contro la sovranità di Cuba.
Non è servito a nulla il fatto che il governo cubano ha presentato
prove irrefutabili dove si dimostra che i così detti “dissidenti”
erano persone pagate e dirette dal primo nemico storico di Cuba:
gli Stati Uniti. E’molto semplice verificare leggendo o ascoltando
alcune dichiarazioni del governo statunitense che non occultano
il proprio interesse per terminare con questa Rivoluzione, che questi
“dissidenti” sono parte essenziale di questa trategia. Tutto questo
è pubblico, tanto come sono pubblici i milioni di dollari
che ogni anno si invetsono a questo scopo.
Le nazioni che si prestano per questo lo sanno molto bene, però
sembra che interessi di vario tipo le spingono ad appoggiare questa
aggressione.
Se cittadini francesi, spagnoli o svedesi servissero una potenza
straniera contro gli interessi e la sicurezza nella propria nazione,
sarebbero accusati di essere “dissidenti”, sarebbero condannati
a lunghe pene dal momento che le loro Costituzioni così lo
prevedono. Negli Stati Uniti pochi di loro si salverebbro dalla
pena di morte per “lavorare con il nemico” e “tradizione alla Patria”.
E senza esistere la necessità di una formale dichiarazione
di guerra, 45 anni fa gli Stati Uniti aggredirono frontalmente la
sovranità cubana.
Sembra però che Cuba non abbia il diritto a difendere la
propria sovranità, la propria autodeterminazione e dignità,
qualcosa che è costato un immenso sforzo alla maggioranza
della popolazione, la quale ha dimostrato di essere disposta a difendere
anche con la vita le vittorie ottenute con la Rivoluzione.
Perché questa insistenza affinchè Cuba cada nuovamente
nelle braccia dell?impero che fino a 45 anni fa la trattava come
una colonia? Perché tanta rabbia contro Cuba? Forse perché
Cuba è il cattivo esempio per i paesi poco sviluppati? Da
fastidio che una piccola Nazione, con poche risorse strategiche,
dimostri che può lottare per il benssere della propria popolazione?
Inquieta che nel 2003 avesse un indicatore economico superiore a
qualsiasi paese dell’America Latina? O produce panico che dei 200
milioni di bambini che dormono ogni notte per le strade del mondo,
nessuno è cubano? Fa arrabbiare che i suoi sistemi di salute
e di educazione siano più perfezionati che quelli di molti
paesi sviluppati, inclusi gli Stati Uniti, Francia, Italia, Spagan
e Inghilterra? O molesta che abbia il maggior numero di medici procapite
al mondo? E’ un crimine che nel continente americano solo il Canada
la superi nella riduzione del tasso di mortalità infantile?
Danneggia che sia l’unico paese nel mondo che “esporta” i propri
medici nelle zone più umili in vari paesi poveri dell’Americalatina
e senza far pagare nulla? Da rabbia che in soli 45 anni abbia raggounto
obiettivi sociali, culturali, e politici che la maggioranza dei
popoli nel mondo appena possono cercare di sognare? Produce malessere
che abbia ottenuto tutto ciò a prescindere dall’embrago più
lungo che una potenza abbia imposto ad una nazione nella storia
dell’umanità?
Produce rabbia che Cuba sia diventata il faro anti neoliberale nel
mondo e che porti avanti lo slogan “Un altro mondo è possibile”?
Si, è una rivoluzione costruita da donne e uomini imperfetti
che commettono anche errori, però che hanno dimostrato una
volontà costante di correggerli.
Noi che crediamo in un futuro migliore per i popoli del mondo, appoggiamo
la sovranità di Cuba. La appoggiamo affinchè questa
società continui a prfezionarsi e continui ad essere d’esempio.
Non esistono ragioni ma ossessioni per condannare Cuba in Ginevra.
Non esiste sincerità ma ansia di castigo. Le nazioni che
si prestano al gioco statunitense sanno che una tale pratica diplomatica
serve da prestesto per continuare l’embrago con l’intenzione di
isolare e distruggere un popolo che vive, lavora e lotta con allegria
e dignità.
10 Marzo 2004
-Rigoberta Menchú, Premio Nobel de la Paz.
Guatemala.
-Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel de
la Paz. Argentina.
-William Blum, Investigador, ex funcionario del
Departamento de Estado. USA.
-Phil Brenner, Profesor de Relaciones Internacionales,
American University. USA.
-Hernando Calvo Ospina, Escritor. Colombia-Francia.
-Ernesto Cardenal, Teólogo, ex ministro
del gobierno Sandinista. Nicaragua.
-Ramón Chao, director Sección América
Latina en Radio France International. Francia.
-Heinz Dieterich, Profesor, investigador. Alemania.
-Eva Forest, escritora. España.
-Carlo Frabetti, presidente Liga de Intelectuales
Antifascistas. España.
-Saul Landau, ex investigador del Congreso. USA.
-James Petras, profesor, investigador. USA.
-Alfonso Sastre, escritor, dramaturgo. España.
Da Mumbai
a la Habana
La Globalizzazione della Lotta
Nel passato mese di gennaio, si celebrarono 2 eventi internazionali
di grande importanza della lotta dei popoli del mondo. Uno di questi
fu una grande assemblea dei movimenti sociali consociuta anche come
Social Forum Mondiale, che si è celebrato a Mumbai, in India.
L’altro fù l’Incontro Continentale di Lotta contro l’ALCA,
che si è svolto a La Habana, Cuba.
Entrambi gli incontri sono l’espressione della lotta globale dei
popoli del mondo per la costruzione di un nuovo ordine di equità,
autodeterminazione, pace, rispetto della natura, giustizia e libertà.
L’assemblea dei moviemnti sociali del mondo si è svolta con
alcune peculiarità che vorremmo condividere con i lettori
e le lettrici del bollettino Guancasco. Una di queste particolarità
è che l’evento non si è svolto in nessuna delle lingue
colinialiste, cioè non fù in inglese, francese, spagnolo,
ecc… L’evento si è svolto nelle lingue native che a
volte non sono neanche riconosciute ufficialmente come lingue. Ovviemnte
questo ha significato avere interpreti e traduttori per tutti gli
altri idiomi. Un altro elemento molto importante da segnalare è
che in questo evento non è stata consumata Coca-Cola, nè
nessun alimento o bevanda prodotti da multinazionali. In questo
ci è parso simile ai forum che si sono svolti a La Esperanza,
Intibucà, Honduras, nel luglio dell’anno passato.
La partecipazione in questa assemblea è stata di massa dal
momento che parteciparono più di 100mila persone da tutte
le parti del mondo e si svilupparono tematiche rilevanti e si elaborarono
accordi molto importanti, tra cui si trovano i seguenti:
- Lottare contro la guerra, l’ingiustizia sociale, ogni forma di
terrorismo incluso il terrorismo di Stato.
- Esigere il termine dell’embargo statunitense contro Cuba.
- Lottare per l’autodeterminazione dei popoli.
- Mobilitarsi contro l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO
o OMC).
- Lottare contro i Trattati di Libero Commercio, tanto regionali
come bilaterali, per esempio il Trattato di Libero Commercio tra
Stati Uniti, Canada e Mexico (NAFTA); il Trattato di Libero Commercio
tra Centro America e Stati Uniti (CAFTA) e l’Area di Libero Commercio
delle Americhe (ALCA).
- Manifestare a favore del popolo palestinese che sta soffrendo
la repressione dei sionisti.
- Manifestare il 20 di amrzo del presente anno in tutto il mondo
contro la guerra contro l’Irak portata avanti dagli Stati Uniti.
- Mobilitarsi a livello mondiale il 17 di aprile, giorno della lotta
contadina.
- Lottare a favore dell’ambinete, la salute, l’acqua, l’agricoltura,
i diritti delle donne e i diritti dei popoli indigeni.
Da parte sua il III Incontro Emisferico di Lotta contro l’ALCA contò
con la partecipazione di più di mille delegate e delegati
di tutti i paesi del continente americano, includendo gli Stati
Uniti, che insieme alla delegazzione venezuelana furono i più
numerosi. Si segnala la partecipazione di delegazioni di organizzazioni
sociali molto forti come la CONAIE, MAS, COPINH, il Movimento dei
Sin Tierra, il Bloque popular, la Central Obrera de Argentina, la
Coordinandora Latinoamericana de Organizaciones Campesinas e molte
altre.
Questo incontro ha realizzato un appello ai popoli di sollevarsi
per distruggere l’ALCA e costruire dal basso alternative di integrazione;
si è fatto un appello anche per pressionare i congressi nazionali
affinchè si schierino al fianco dei popoli per lottare in
difesa della sovranità. In questa importante conclave si
è deciso anche di realizzare una bobilitazione il 20 marzo
per chiedere la fine dell’occupazione dell’Irak e di mobilitarsi
contro le istituzioni multilaterali e il debito esterno.
Un accordo particolare fu quello di appoggiare la mobilitare che
si va a sviluppare in New York contro la Convenzione Repubblicana.
L’incontro ha concordato anche di sommarsi alle mobilitazioni in
date chiave e di costruire una garnde Giornata Continenentale di
lotta contro l’ALCA.
L’incontro emisferico si è concluso con il discorso di 6
ore del comandante Fidel Castro, in cui ha affermato “Se l’Imperialismo
osa invadere Cuba, questa sarà l’ultima avventura di invasione,
sempre ce sopravvivano”.
Entrambi gli eventi sono indicatori che la lotta contro il neoliberalismo
si sta globalizzando. L’obiettivo fondamentale del COPINH, è
quello di elevare le condizioni di vita del Popolo Lenca Hondureño
e di incidere in modo positivo affinchè nel nostro paese,
in Centramerica, nel Caribe, in Americalatina e nel Mondo si possa
sviluppare un modello di sviluppo più giusto, più
degno, tra gli esseri umani e in armonia con l’ambiente.
La Fondazione e la Struttura della nostra organizzazione:
il COPINH
Il Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras
(COPINH) fù fondato a La Esperanza, intibucà nella
parte Sud Occidentale dell’Honduras il 27 marzo 1993, con il fine
di essere uno spazio di articolazione e lotta del movimento popolare
della zona sud-occidentale dell’Honduras e lottare per il riscatto
della cultura Lenca e il riscatto dell’ambiente.
Attualmente il COPINH è presente dei dipartimenti di Lempira,
La Paz, Intibucà, Comayagua e Santa Barbara; in più
di 30 municipi e in circa 600 comunità.
E’ formato da: una Coordinazione Generale, una Commissione Esecutiva,
un Consiglio di Anziani e Anziane, Consigli Indigeni Dipartimentali,
Municipali e Comunali.
Nostri Obiettivi
Generali
- Rafforzare le strutture del COPINH, a livello di comunità,
municipio, dipartimento e a livello generale, a partire dai Consigli
Indigeni Comunitari, Municipali, Dipartimentali e della Coordinazione
Generale.
- Rafforzare l’articolazione del COPINH con altri settori sociali
per potenziare la lotta contro il PPP- Plan Puebla Panamà,
l’ALCA- Area di Libero Commercio delle Americhe, il TLC- Trattato
di Libero Commercio, la OMC- Organizzazione Mondiale del Commercio,
il Plan Colombia e il Neoliberalismo.
- Impulsare un processo per elevare la partecipazionee la presa
di decisioni da parte delle donne fino a raggiungere l’equità
di genere.
- Mantenere il COPINH come una organizzazione belligerante con la
capacità di dialogo e negozazione in funzione di tematiche
come la privatizzazione dei servizi pubblici, al difesa dei boschi
e la biodiversità, la Cosmovisione Indigena, la terra, l’acqua,
l’ambito giuridico, ecc… senza mai arrecare danno alla forma di
essere, la missione e il modo di lavorare del COPINH.
- Concatenare il COPINH nelle congiunture locali, nazionali e internazionali
in funzione ai temi strategici e le lotte del popolo hondureño,
Centramericano, Caribeño e Latinoamericano contro le politiche
neoliberali.
- Promuovere e difendere i Diritti Umani. Sviluppare e gestire progetti
di diritti umani a favore dello sviluppo delle nostre comunità.
- Rivalorizzare e rafforzare la cultura Lenca.
- Organizzare la gioventù e combattere le droghe e l’alcolismo.
- Fomentare la partecipazione cittadina e proporre dalla prospettiva
indigena e popolare un progetto di sviluppo umano ecologicamente
sostenibile che unifichi le risorse disponibili governative e non
governative.
- Mantenere l’attitudine critica e propositiva del COPINH di fronte
alla realtà nazionale.
Alcune delle
vittorie importanti
- Espulsione di 36 industrie sfruttatrici di legname dalla
zona occidentale.
- Creazione di due Municipi Indigeni: San Francisco de Opalaca e
San Marcos de Caiquin.
- Rettifica da parte dell’Honduras dell’accordo 169 dell’Organizzzione
Mondiale del Lavoro.
- Consegna di circa 400 titoli comunali alle terre delle nostre
comunità.
- Mantenimento del programma radio Ecos de Opalaca, uno strumento
importante che offre comunicazione, denuncie, educazione, ecc…
- Gestione della costruzione di strade da San Francisco de lempira
e San Francisco de Opalaca.
- Gestione di più di 30 progetti di costruzione e miglioramento
di scuole.
- Gestione di più di 20 centri di salute per le comunità
Lenca.
- Implementazione della scuola di formazione di leader indigeni
Catalino Benítez.
- La non costruzione di dighe idroelettriche nell’ambito di uno
sviluppo su modello neoliberale.
Contattateci
Per maggiori informazioni contattate il COPINH:
Barrio Lempira, La Esperanza, Intibucá, Honduras
Tel/Fax: (504) 783-0817
E-mail: copinhonduras@yahoo.es
La Pacha Mama
piange
Qui a La Esperanza è molto facile percepire ciò
che viene chiamata Pacha Mama, il suo prorompere, la sua generosità,
il suo essere Madre, nonostante qui l’essere umano sta facendo strage
di tanto prodigio, nonostante la spazzatura riempia le strade e
i fiumi, nonostante il rispetto non sia più da nessuna parte…
Ogni notte transitano camion pieni di legname tagliato illegalmente
con il beneplacito delle autorità e della polizia che sicuramente
ci guadagna qualcosa. Non è uguale nelle comunità,
dove gli indigeni, prima di tagliare un albero, chiedono perdono
alla Pacha Mama e dopo piantano un altro albero giovane in un altro
luogo. Quanta differenza esiste tra queste due culture? Una distruttrice
per l’amore del denaro e l’altra conservatrice per l’amore alla
vita.
A livello generale si sta cercando di cambiare il corso naturale
dei processi di vita e il loro equilibrio. Tutto nell’ambito dello
sviluppo del progresso e della biotecnologia. Quanto ancora potrà
resistere il nostro povero pianeta?
Stiamo avvelenando le acque, l’aria, le terre e di conseguenza anche
le nostre anime si contaminano e i nostri corpi si ammalano più
facilmente.
A causa della depredazione e della contaminazione stanno sparendo
speci di animali e piante e questo causa danni all’equilibrio naturale.
Un saggio capo indigeno pelle rossa diceva “Quando scompariranno
l’ultimo animale, l’ultimo fiume, l’ultima pianta, allora
ci accorgeremo che non si può mangiare il denaro”, però
sarà troppo tardi perché terminerà il mondo.
Ovviemente continuerà a vivere l’universo, però che
tristezza vedere come stiamo uccidendo la nostra Madre Terra e che
non ci sarà possibilità di recuperarla.
Il nostro pianeta si potrà allora chiamare “immondezaio”
perché è così che lo stiamo trattando, come
un immenso deposito di spazzatura, risultato di questo modello di
vita basato sul capitalismo e il consumismo che oltre a creare povertà,
crea anche residui contaminati e indistruttibili.
La Pacha Mama piange per le grandi ferite che le stiamo provocando,
però ciò nonostante continua ancora a regalarci i
suoi frutti cioè la vita. Questo è un grande insegnamento,
da ciò dovremmo tutti imparare la forza e l’immensità
della natura, dovremmo trovare il modo di difendere di più
questa richhezza che è un dono per la nostra stessa sopravvivenza,
perché questa è la nostra vita e senza la natura non
c’è vita.
Ognno di noi dovrebbe ricominciare a rispettare ciò che è
la vita, e quindi la natura. Il pianeta Terra non è immortale,
un giorno terminerà in maniera naturale, questo è
il corso della vita, come quella dell’essere umano che terminato
il suo tempo muore, però se continuiamo con questa attitudine
distruttrice e parrisita, anticiperemo di molto il finale.
Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità essendo abitanti
della Terra, difenderla, protteggerla e prendercene cura. Per le
future generazioni, però anche per la Pacha Mama stessa che
sempre è stata incondizionatamente generosa con noi.
RISPETTIAMO LA NOSTRA MADRE, FONTE DELLE NOSTRE VITE!!!
GUANCASCO: boletino informativo del Copinh, numero 1 dell’anno 2004
Grazie a: Salvador, Pedro, Hipólito, Alba y Sandra
Le poesie sono: “Entre la Milpa” de Gioconda Belli y “Mujeres”
de C.N.A.
www.puchica.org
honduras@puchica.org
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