Bisogna moltiplicare gli sforzi di fronte all’aumento della violenza contro il movimento sociale e popolare
Miriam Miranda di Ofraneh (Foto G. Trucchi)
“Bertha era una madre e una fonte d’ispirazione non solo per il popolo Lenca, ma per molti altri popoli nel mondo. Il minimo che possiamo fare è moltiplicare gli sforzi e intensificare la lotta. Se pensano che uccidendo Bertha abbiano posto fine alla lotta sociale e popolare si sbagliano di grosso. Questa tragedia moltiplicherà l’impegno e lo spirito di lotta di migliaia di persone” (Miriam Miranda, 4 giorni dopo la “semina” di Bertha Caceres).
Tegucigalpa, 10 marzo (Rel-UITA | LINyM) -. Miriam Miranda, dirigente garifuna e coordinatrice dell’Organizzazione fraternale negra honduregna, Ofraneh, è stata la prima ad avvisarmi con un messaggio alle 3 del mattino:“Ci hanno ucciso Bertita, Giorgio”.
Per un attimo la Terra si è presa una pausa e ha smesso di girare sul proprio asse.
“Per me sono stati giorni difficili e continuano ad esserlo. Sono stata tra i primi a scoprire cosa fosse successo alla mia Bertha. Non potevo crederci. Non riuscivo a capire come fosse possibile che qualcuno commettesse una tale atrocità”, ha detto la leader garifuna a La Rel.
Con Bertha Cáceres era legata da un rapporto profondo. Condividevano il lavoro, la cultura ancestrale, visioni, orizzonti.
Insieme condannavano un modello economico, politico e culturale che sfrutta la stragrande maggioranza della popolazione honduregna, vende il paese ai capitali stranieri, assassina impunemente i suoi figli migliori.
Per anni avevano intessuto un processo profondo di organizzazione dei movimenti. Lavoro che aveva portato all’approvazione e sottoscrizione della Convenzione 169 della OIT riguardante le popolazioni indigene e tribali, che permetteva di palesare le richieste e le proposte delle popolazioni indigene.
Nel 2011, la Ofraneh e il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh, di cui Bertha Cáceres era coordinatrice, promossero un’Assemblea Costituente dei popoli indigeni e neri.
Per alcuni giorni circa 1.800 persone si autoconvocano nella comunità di San Juan Durugubuty, nella regione dei Caraibi honduregni, con il sogno di rifondare l’Honduras dal basso, attraverso una visione anticapitalista, antirazzista e antipatriarcale.
Recentemente, Miriam e Bertha avevano assunto il ruolo di coordinatrici della Piattaforma dei movimenti sociali e popolari dell’Honduras.
Bertha Cáceres costruttrice di vita
“Le popolazioni devono essere consultate”
“Bertha era un simbolo. Non solo promuoveva la protesta, ma proponeva soluzioni e costruiva alternative a un modello di sviluppo che distrugge le vite, le risorse e i beni comuni. Questo omicidio rappresenta una escalation della violenza e un tentativo di zittire la resistenza attiva e propositiva delle popolazioni originare”, ha segnalato Miriam Miranda.
La leader garifuna ha ricordato che in Honduras si è scatenata una vera e propria caccia contro tutti quelli che si oppongono al modello di sfruttamento imperante nel Paese. Avverte però che questo non è il momento di lasciarsi andare.
“Non ci limiteremo a piangere la scomparsa di Bertha. Continueremo a costruire legami di solidarietà, trasformando il dolore in forza e speranza per il futuro”, ha detto.
“Intensificheremo la lotta per la difesa del territorio, della vita, affinché le popolazioni indigene siano ascoltate e consultate. Questo è il miglior modo possibile per rendere omaggio alla nostra Bertha”, ha aggiunto la coordinatrice della Ofraneh.
Miranda ha detto di essere cosciente del fatto che l’omicidio di Bertha Cáceres la rende un possibile bersaglio.
“Sono qui e sento dentro di me una grande forza culturale e spirituale. Non smetterò di proteggere i beni comuni, le risorse naturali, che sono il nutrimento per l’umanità.
In nome di Bertha Cáceres dobbiamo potenziare la lotta collettiva e comunitaria, rafforzare questa speranza collettiva, perché crediamo fermamente che un altro Honduras e un altro mondo siano possibili”, ha concluso.
di Giorgio Trucchi – Rel-UITA | LINyM
Traduzione Giampaolo Rocchi