Honduras
Intervista a Bertha Cáceres, storica dirigente del Copinh recentemente insignita di un prestigioso premio per la difesa dell’ambiente
Bertha Cáceres
Managua, 11 maggio (LINyM | Rel-UITA)-. Lo scorso 20 aprile, a San Francisco, California, Bertha Cáceres, instancabile lottatrice indigena del popolo Lenca e attuale coordinatrice del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh, ha ricevuto il Premio Goldman per l’Ambiente 2015, il più importante riconoscimento a livello mondiale per gli attivisti di base in favore dell’ambiente.
Tra le motivazioni dell’assegnazione del premio, la Fondazione Ambientale Goldman pone in evidenza il minuzioso lavoro di organizzazione delle comunità Lenca in Honduras, così come il successo nella lotta contro il progetto Idroelettrico Agua Zarca, nella zona di Rio Blanco, sulle acque del fiume sacro Gualcarque.
Promosso dall’impresa a capitale honduregno Desarrollos Energéticos S.A. de C.V. (DESA) e realizzato, tra gli altri, dalla potente impresa costruttrice a capitale cinese Sinohydro, il progetto Agua Zarca non è mai riuscito a decollare grazie alla ferrea resistenza delle comunità indigene della zona organizzate dal Copinh.
Né i costanti abusi, le minacce, la militarizzazione del territorio, la criminalizzazione e le azioni penali contro la protesta, né la brutale repressione che ha lasciato un tragico bilancio di morti e feriti, hanno potuto piegare il loro spirito di lotta.
Durante un’intervista in esclusiva con La Rel, la dirigente indigena Bertha Cáceres ha spiegato che questo importante premio internazionale è un riconoscimento alla difesa indomita dei beni comuni, di fronte all’implementazione di un modello estrattivista che privatizza e saccheggia le risorse naturali, accaparra territori e sfolla popolazioni.
– Che significato ha per te, per il Copinh e per le comunità Lenca questo premio?
– È un riconoscimento ai 22 anni di lotta collettiva del Copinh e alla lotta di resistenza di più di 200 comunità Lenca, in difesa dei beni della natura, del territorio, della cultura.
Inoltre contribuisce a che il mondo rivolga nuovamente il suo sguardo verso l’Honduras e apra uno spazio internazionale in cui sia possibile denunciare quello che veramente sta accadendo a proposito dell’implementazione del modello estrattivista, che sempre porta con sé politiche di militarizzazione, repressione e saccheggio.
Assistiamo a un’accelerazione del fenomeno della transnazionalizzazione, che è accompagnata da un progetto più ampio di dominazione che si sta imponendo a livello regionale.
In Honduras, per esempio, lo vediamo con la creazione delle Zone di impiego e sviluppo economico, Zede, meglio conosciute come “città modello”, con l’installazione di nuove task force e basi militari nordamericane e con l’implementazione di programmi come l’Alleanza per la prosperità del Triangolo Nord, finanziata dal governo statunitense e che coinvolge l’Honduras, il Guatemala ed El Salvador.
In questo senso, il premio Goldman 2015 rappresenta una vera sfida, che ci richiede un maggiore e crescente impegno in un contesto molto difficile.
Honduras e il record di omicidi politici
Il Paese più pericoloso per gli attivisti ambientali
– Secondo un rapporto di Global Witness, nel 2014 sono stati assassinati 116 attivisti ambientali a livello mondiale. L’Honduras figura come la quarta nazione più colpita dopo Brasile, Colombia e Filippine.
– E’ una tragedia che le autorità vogliono nascondere. Secondo il rapporto “Quanti ancora?”, il 75% di questi omicidi hanno avuto luogo in Centroamerica e Sudamerica, e l’Honduras è risultato essere il Paese più pericoloso in rapporto alla popolazione per gli attivisti ambientali.
Il 40% di queste vittime era indigena e le principali cause della loro morte sono legate alla lotta contro l’industria idroelettrica, mineraria e l’agroindustria.
Il rapporto rileva anche che tra il 2002 e il 2014, in Honduras ci sono stati 111 omicidi di difensori dell’ambiente e della terra. Una tragedia che dobbiamo denunciare e che bisogna fermare.
– Lo scorso 1 aprile è stato il 2° anniversario dell’inizio della lotta a Rio Blanco. Come continua la lotta contro il progetto Agua Zarca?
– Di fatto il progetto non si è mai potuto sviluppare. Sinohydro ha abbandonato la zona e la Corporazione Finanziaria Internazionale (IFC, in inglese), istituzione della Banca Mondiale, ha ritirato il suo finanziamento. Nonostante ciò, DESA vorrebbe ora realizzare il progetto un chilometro e mezzo a monte del punto originale e sta generando nuove tensioni con le comunità Lenca.
Parallelamente stiamo denunciando che la multinazionale a capitale statunitense e canadese Blue Energy vuole realizzare un progetto idroelettrico sul fiume Cangel, anch’esso sacro per il popolo Lenca.
Il Copinh e le comunità si sono mobilitate e hanno denunciato la fragrante violazione della Convenzione ILO 169 sui popoli indigeni e tribali e del loro diritto alla consultazione e al consenso libero, preventivo e informato. Abbiamo anche denunciato i primi atti di persecuzione contro la popolazione e i tentativi di dividere le comunità.
– Una lotta che sembra non avere fine…
– Sia il popolo Lenca, che gli altri popoli originari honduregni stanno lottando contro un progetto egemonico sostenuto dal grande capitale nazionale e internazionale, che ha i suoi interessi nel settore energetico, in quello minerario e nell’agroindustria. Tutto questo implica la privatizzazione dei territori e delle fonti d’acqua e costituisce una minaccia molto grave.
Abbiamo già presentato una denuncia formale alle differenti istanze dello Stato contro decine di progetti idroelettrici, ma per il momento non abbiamo avuto nessuna risposta favorevole. E a questo dobbiamo aggiungere gli oltre cento progetti minerari che sono previsti nel nostro territorio.
– Crede che aver portato questa situazione agli occhi del mondo sia un elemento di dissuasione?
– Conoscendo il livello di aggressività mostrato dal governo dell’Honduras e dalle imprese e considerando l’impunità con la quale operano, non credo si possano generare cambiamenti spontanei.
Il governo di Juan Orlando Hernández sta cercando di far passare gli omicidi dei difensori dell’ambiente e della terra come violenza comune, ma ci sono sufficienti elementi che dimostrano l’esistenza di una politica pianificata, strutturata e finanziata per criminalizzare la lotta di tutti i movimenti sociali e popolari.
L’installazione e espansione di progetti multinazionali nei territori, non solo genera conflittualità, ma gravi violazioni dei diritti umani, compresi gli omicidi. Spero di sbagliarmi, ma penso che invece di diminuire, la persecuzione contro gli attivisti sia destinata ad accentuarsi nei prossimi mesi.
Terrorismo mediatico
Una lotta resa invisibile dalla stampa corporativa
– Praticamente nessun mezzo di comunicazione corporativo nazionale ha dato la notizia del premio che hai ricevuto. Sei sorpresa?
– Per niente. Si tratta di una strategia complessiva adottata da questi media per silenziare le vittorie dei movimenti sociali e popolari e l’avanzata dei progetti d’emancipazione dei popoli. Occultare le lotte di liberazione dei territori di fronte alla pressione imposta dal modello neoliberale è parte del terrorismo mediatico La stessa cosa l’abbiamo già sperimentata durante e dopo il colpo di Stato del 2009.
Prova di questo è come sia stata nascosta in Honduras la mia presenza in Vaticano durante l’incontro tra Papa Francesco e i movimenti sociali e popolari del mondo.
– La Rel-UITA ribadisce la sua solidarietà con la giusta lotta del Copinh e si congratula con te per questo importante premio.
– Vi ringrazio per la vostra solidarietà e per essere sempre attenti a tutte le cause dei popoli in America Latina.
– Quali sono i prossimi passi per il Copinh?
In questi giorni mi sto riunendo con vari soggetti della politica statunitense e con istanze internazionali con sede a Washington. Mi sono già riunita con vari senatori e membri del Congresso, con il direttore per il Centroamerica e il Messico della Banca mondiale, con i consulenti in temi ambientali della Casa Bianca, con l’ufficio del Compliance Advisor Ombudsman (CAO) della CFI e con le autorità della Commissione interamericana per i diritti umani, Cidh.
Durante questi incontri e riunioni ho avuto la possibilità di presentare la grave situazione che stiamo vivendo in Honduras.
Presto tornerò nella mia terra per integrarmi nuovamente alla lotta quotidiana del Copinh. Andiamo verso un processo di rafforzamento dell’organizzazione, di una maggiore articolazione a livello nazionale e internazionale, di accentuazione della lotta contro questo modello di sviluppo basato sul saccheggio delle risorse.
Traduzione: Sergio Orazi
Fonte in spagnolo: Rel-UITA
vedi anche il video dell’intervista in CNN:http://edition.cnn.com/videos/spanish/2015/05/07/exp-cnne-berta-caceres-goldman-prize.cnn