Luca Martinelli, LA REALIDAD, 13.8.2014
Media. Comecambia il “punto di vista” della rivoluzione zapatista
Il subcomandante Galeano a La Realidad © Luca Martinelli
Il subcomandante Marcos –storico portavoce dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale– è scomparso, e al suo posto c’è il Subcomandante Galeano, che ha accolto il nome dell’indigeno zapatista ucciso a La Realidad nel maggio del 2014.
Per molti media mainstream, anche in Italia, con questa scelta il «Sup» — come viene chiamato Marcos — avrebbe abbandonato l’Ezln, ma domenica 10 agosto, al margine dell’incontro tra Ezln e Congresso nazionale indigeno (Cni), il “nuovo” subcomandante Galeano ha accolto a La Realidad i mezzi d’informazione liberi, autonomi e indipendenti, prendendo la parola per la prima volta e spiegando «la morte di Marcos».
«I mezzi d’informazione — ha detto Galeano, che si è presentato con l’occhio coperto da una benda e un guanto “scheletrico” alla mano sinistra — hanno analizzato la scelta degli zapatisti come se fosse una mossa contro i mezzi d’informazione, ma non è così: ciò che accade, invece, è che l’Ezln ha scelto di cambiare punto di vista, sistema di relazioni».
È stata una scelta politica, insomma, che vede oggi un nuovo interlocutore per gli zapatisti nei mezzi d’informazione indipendenti, che mettono a disposizione il proprio lavoro liberamente in rete e — come è successo a La Realidad, il 9 e 10 agosto– si coordinano per condividere foto, video, interviste radio e articoli. «Abbiamo fiducia, non speranza nel vostro lavoro — ha detto Galeano, rivolgendosi ai presenti nell’auditorium che fino al giorno prima aveva ospitato il confronto con il Congresso nazionale indigeno-. Vogliamo confrontarci con persone che abbiano voglia e capacità di ascoltare”.
Galeano ha spiegato che questo processo era in corso, ma che la morte di Galeano, cioè Jose Luis Solis Lopez, base d’appoggio dell’Ezln, ucciso a La Realidad a inizio maggio, ha accelerato e in parte modificato il processo di condivisone della decisione zapatista: «Questo momento di confronto avrebbe dovuto tenersi ad Oventic, a maggio. E la convocazione iniziale chiamava a partecipare anche i media che offrono informazione a pagamento». È stato il modo in cui questi hanno “trattato” l’assassinio di Galeano a cambiare l’attitudine zapatista: «Qualcuno, tra i giornalisti, dopo l’omaggio a Galeano che abbiamo organizzato a La Realidad a fine maggio è arrivato a dire “tutto questo per un morto”. Noi sappiamo, però, che se lasciamo passare un morto poi ce ne sarà un secondo, e infine migliaia. Non possiamo permettere che uno di noi siamo assassinato impunemente». Il Subcomandante Galeano ha ricordato che Galeano, l’uomo assassinato, aveva il compito di ricevere e accompagnare i giornalisti che arrivavano nella Selva Lacandona per intervistare l’allora Subcomandante Marcos, per ascoltare le parole della Comandancia dell’Ezln. «Per loro — ha detto il Sup Galeano — era solo un altro indigeno; molti, probabilmente, gli affidavano le loro valigie, erano soddisfatti per le sue attenzioni, ma non gli hanno nemmeno mai chiesto il suo nome».
Anche per questo, a La Realidad — alla conferenza stampa aperta da Galeano e proseguita con il subcomadante Moises — la stampa “a pagamento” non era invitata. L’analisi degli zapatisti, però, guarda anche alla decadenza dei media tradizionali che in Messico — spiegano — avrebbero «abbracciato una classe politica anch’essa in decadenza». La stampa a pagamento avrebbe ancora un senso, secondo Galeano, solo se «producesse analisi e inchieste», ma non lo fa. Anzi, il capitalismo avrebbe trasformato il “prodotto informazione” per far sì che i media siano pagati per non informare, per non produrre una informazione decente.
Ai media liberi e indipendenti, il Sup Galeano ha posto però una questione fondamentale, cioè quella della loro sopravvivenza: «O crescete, o siete destinati a scomparire» ha spiegato, accennando anche al problema del riconoscimento di un compenso per coloro che operano in questi spazi d’informazione on line: «Lo spazio non può funzionare solo fino a quando c’è la disponibilità di qualcuno, perché poi c’è da garantire anche la sopravvivenza di chi lavora, come essere umano, ed il rischio è che quando questa persona si trovi di fronte alla necessità di guadagnare per vivere abbandoni questo lavoro d’informazione». Che è fondamentale, e perciò — forte anche della “fiducia” accordata dall’Ezln — deve adesso trovare il modo di garantire la propria sostenibilità.
Il Manifesto 14 agosto 2014 http://ilmanifesto.info/il-subcomandante-marcos-e-morto-ora-parla-galeano