Ricostruire la Realidad è un urgenza. Il 2 maggio segna una nuova fase.
Non siamo di fronte ad uno dei tanti, troppi, attacchi che le comunità zapatiste hanno subito in questi 20 anni di resistenza. Siamo di fronte ad un atto paradigmatico che somma la pratica della guerra di bassa intensità, le teorie dicontroinsurgencia e la mai risolta paramilitarizzazione del territorio.
Nulla succede per caso!
Anni di programmi governativi volti a dividere le comunità indigene in maniera formalmente pacifica sono il passaggio pubblico, pulito e rivendicabile del potere contro lo zapatismo. Costruire reti indigene nuove e/o corromperne vecchie il secondo passaggio. Creare scuse per conflitti tra famiglie e intere comunità il passaggio finale.
Passaggio semplice da vedere ma facilmente assolvibile come normale “scontro per la terra causato dalla crescita delle comunità”, talmente facilmente che anche alcuni media “amici”, come La Jornada, derubrica l’assalto con modalità paramilitari alla Realidad come “scontro per la terra”. Questa è praticacontroinsurgente; chi la legittima, la assolve, la derubrica e non la denuncia é connivente.
Se aggiungiamo che tutti i gruppi paramilitari formati, finanziari e utilizzati dai partiti messicani nel triplice livello (locale, statale, nazionale) negli anni non sono mai stati smantellati ne disarmati, possiamo capire facilmente come oggi la partita che si sta giocando contro gli zapatisti veda in campo anche questi soggetti, in maniera singola o collettiva, con un’altra divisa.
L’attacco alla Realidad apre una nuova fase del conflitto, una fase che somma gli ultimi 17 anni di politiche e guerra contro l’EZLN e lo Zapatismo. Una nuova fase sporca, violenta e fratricida. Una nuova fase meschina che vede nell’operazione mediatica un’ulteriore strumento di accerchiamento.
Rompere il cerchio é una necessità e un’urgenza. Finanziare la ricostruzione della Realidad e animare l’Accampamento Civile per la Pace della Realidad una necessità. Un segnale forte, che non si fermi all’indignazione, ma di sostegno e denuncia, come dopo il 9 febbraio del ’95 e dopo il massacro di Acteal, sono oggi inevitabili per non cadere nel tranello della controinsurgencia 3.1.