Assoluzione provvisoria per i tre dirigenti indigeni lenca
articolo a cura di Girogio Trucchi
Managua, 16 gennaio (Radio Mundo Real | LINyM)-. La corte d’appello di Comayagua, città honduregna, ha revocato una sentenza del settembre scorso che ordinava la detenzione per la coordinatrice del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh, Bertha Cáceres, e misure alternative alla detenzione per i dirigenti Tomás Gómez e Aureliano Molina.
La sentenza del 4 gennaio, che ha accolto il ricorso presentato dalla difesa dei dirigenti indigeni, ha revocato anche l’ordine di cattura e le altre misure cautelari che pesavano su di loro. Nonostante ciò, si tratta comunque di una “assoluzione provvisoria” e, per il momento, non definitiva.
Radio Mundo Real, che ha seguito sempre da vicino questo caso, ha intervistato Bertha Cáceres, che è stata particolarmente perseguitata dalla giustizia honduregna e minacciata per le sue lotte sociali.
Cáceres, Gómez e Molina sono stati accusati dal pm dei delitti di usurpazione, coercizione e danni all’impresa Desarollos Energéticos (DESA). Questa compagnia vuole realizzare il progetto idroelettrico Agua Zarca sul fiume Gualcarque, all’interno dei territori ancestrali del popolo indigeno Lenca. Il 20 settembre, la giudice Reyes Lissien, del tribunale della città di Intibucá, aveva ordinato l’arresto della coordinatrice del Copinh e misure alternative alla detenzione per gli altri membri dell’organizzazione indigena.
La risoluzione prevedeva, inoltre, lo sgombero della comunità lenca dal suo territorio, anche questa risoluzione è stata ora revocata dalla corte d’appello di Comayagua.
Dopo l’assurda sentenza di settembre, Radio Mundo Real aveva intervistato l’avvocato difensore Víctor Fernández, il quale aveva spiegato che l’opposizione al progetto idroelettrico “ha implicato l’esercizio del controllo del territorio da parte del popolo lenca, attraverso un meccanismo che regola il permesso di entrata nella zona”. A questo proposito vale la pena ricordare che la popolazione non è mai stata consultata sull’opportunità o meno di realizzare il progetto idroelettrico sulle proprie terre. “La difesa di questo diritto è stata considerata ‘usurpazione’ e ‘coercizione’, solo perché la comunità ha preso la decisione di espellere l’impresa costruttrice cinese Sinohydro”, ha aggiunto Fernández.
I dirigenti del Copinh sono stati additati come gli istigatori delle azioni portate avanti dalle popolazioni e comunità indigene della zona. “Rifiutiamo l’idea che la comunità possa essere ‘usurpatrice’ di territori che sono loro di diritto e una delle prove che abbiamo presentato è proprio il diritto ancestrale su di essi”, ha dichiarato l’avvocato.
Nella conversazione con Radio Mundo Real, Bertha Cáceres ha mostrato soddisfazione per la decisione della corte d’appello e ha ringraziato la solidarietà nazionale e internazionale e il gruppo di avvocati, che ha definito fondamentali per questo risultato.
Purtroppo, il caso non è ancora chiuso. La coordinatrice del Copinh ha ricordato che si tratta di una sentenza provvisoria e non di una definitiva. “Noi pretendiamo un’assoluzione definitiva, visto che non ci sono prove né indizi di colpevolezza nei nostri confronti”, ha detto.
“Sapendo come opera il pm, siamo sicuri che continuerà con le indagini e che saremo sempre esposti alla persecuzione e alla minaccia di arresto, almeno fino a quando non verrà emessa una sentenza definitiva”, ha spiegato Cáceres.
Nonostante ciò, la dirigente indigena spera che questa prima sentenza influisca sugli altri processi contro il Copinh e i suoi dirigenti.
“Staremo a vedere cosa faranno il Pubblico ministero e l’impresa DESA, perché fino a questo momento non hanno mai smesso di minacciarci e di attaccarci in tutti i modi possibili”, ha concluso.
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