Assassinato leader indigeno e difensore dell’ambiente
Foto Radio Progreso
Managua, 26 marzo (Rel UITA | LINyM) -. In Honduras non si fermano gli attacchi contro chi difende la terra e i beni comuni. L’ultima vittima è Juan Carlos Cerros Escalante, leader indigeno Lenca e ambientalista.
Cerros è stato ucciso con diversi colpi di arma da fuoco esplosi da sconosciuti domenica scorsa nella comunità di Nueva Granada, situata tra i comuni di Chinda (Santa Bárbara) e San Antonio (Cortés), mentre tornava a casa insieme ai figli.
Secondo la Coalizione nazionale delle reti e organizzazioni ambientaliste dell’Honduras (Conroa), Juan Carlos Cerros era coordinatore dell’organizzazione Comunità Unite e insieme ad altri gruppi si opponeva al progetto idroelettrico “El Tornillito” sul fiume Ulua.
Titolare dell’opera che rischia di far scomparire buona parte del territorio di Chinda e di sfollare un gran numero di famiglie è la società honduregna Hidroeléctrica El Volcán SA de CV (Hidrovolcán), che fa parte del gruppo Inversiones y Representaciones Electromecánicas SA de CV (Iresa).
“Parlare di Juan Carlos vuole dire parlare di una persona da sempre impegnata con la sua comunità, che cominciò a occuparsi in modo sistematico della difesa dell’ambiente dopo l’approvazione della concessione idroelettrica”, racconta Betty Vásquez, coordinatrice del Movimento ambientalista santabarbarense (Mas).
Per Vásquez, il modello capitalista estrattivo, basato su una logica di spoliazione e responsabile dell’espulsione forzata di intere comunità, promosso in Honduras dopo il colpo di Stato del 2009, rappresenta una minaccia molto seria per i territori, soprattutto per la zona occidentale del Paese e per il popolo Lenca.
Criminalizzazione, persecuzione, conflittività e divisioni all’interno delle comunità sono solo alcuni degli effetti dell’imposizione di progetti estrattivi ed energetici.
Come conseguenza di un attentato nel 2019 che lo costrinse ad abbandonare temporaneamente la comunità, Juan Carlos Cerros beneficiava di misure di protezione che dovevano essere garantite dallo Stato.
“Juan Carlos era una minaccia per questo modello di saccheggio espropriatore e la sua vita era a rischio. Condanniamo l’omicidio e denunciamo che si tratta di un assassinio politico, perpetrato per infondere terrore e attenuare la legittima protesta della popolazione di Chinda.
Continueremo a combattere per difendere il nostro territorio, i nostri fiumi, la nostra acqua, perché ci appartengono, perché sono parte indispensabile della nostra cultura indigena e della nostra cosmovisione”, spiega la coordinatrice del Mas.
Le ultime notizie segnalano che sarebbe già stata catturata una persona.
“Chiediamo che si indaghi a fondo e che si catturino e si processino i responsabili dell’omicidio. Chiediamo che venga fatta giustizia. La persecuzione e la repressione contro chi difende i diritti umani deve cessare. La cultura dell’impunità deve essere fermata.
Continueremo a seminare lotta, organizzazione e speranza. Continueremo a esigere giustizia per Juan Carlos e per tutti coloro che sono caduti per la lotta in difesa dei territori”, conclude Vásquez.
Le cifre della vergogna
Secondo il più recente rapporto di Global Witness “Defend Tomorrow” [1], l’Honduras nel 2019 è risultato essere il quinto paese più letale al mondo per chi difende la terra e i beni comuni.
Negli ultimi due anni sono stati uccisi 26 attivisti. Sono almeno 39 quelli che hanno perso la vita in modo violento dopo l’omicidio della dirigente indigena e combattente sociale Berta Cáceres (2016), più di 150 nell’ultimo decennio. L’impunità è quasi assoluta.
[1] Rapporto Global Witness 2020di Giorgio Trucchi
Fonte: Rel UITA (spagnolo)