La situazione dei prigionieri politici peggiora durante la crisi di Covid-1913 maggio 2020Giorgio Trucchi
Il 30 maggio si compie un anno dall’arresto e ingiusta detenzione di Rommel Herrera Portillo. Il giovane insegnante di 24 anni è rimasto vittima del falso positivo dell’incendio di alcuni copertoni davanti alla porta d’ingresso dell’ambasciata statunitense in Honduras[1]. In febbraio, alla conclusione dell’udienza preliminare, il giudice ha disposto il rinvio a giudizio di Rommel che attualmente è ricoverato in un ospedale psichiatrico in attesa di processo.
“Rommel si trova ancora al “Mario Mendoza” poiché a febbraio il tribunale gli ha negato le misure alternative alla detenzione. Con la pandemia di Covid-19 le visite sono vietate e sono più di 50 giorni che non lo vediamo. Siamo preoccupati per la sua salute”, ha spiegato Mari Cruz Portillo, madre di Rommel.
Dall’inizio della quarantena obbligatoria, sia lei che il padre del ragazzo (Juan Carlos Herrera) sono riusciti a parlargli solamente alcune volte per telefono.
“Siamo riusciti a mandargli del cibo fatto in casa e durante le poche telefonate l’ho sentito triste e abbattuto perché non potevamo vederci. Rommel soffre di depressione e quindi cerchiamo sempre di farci forza a vicenda e di continuare a combattere affinché sia fatta giustizia”.
Alcune settimane fa, Portillo ha denunciato pubblicamente i maltrattamenti a cui sarebbe stato sottoposto il giovane maestro all’interno della struttura ospedaliera.
“È una cosa iniziata ben prima dell’arrivo della pandemia e che coinvolge alcune delle guardie che vigilano Rommel in ospedale. Stanno inventando cose e fanno circolare la voce che mio figlio starebbe preparando la fuga. È una campagna diffamatoria per dimostrare che Rommel non ha più bisogno di cure psichiatriche e che può tornare in carcere”.
Libertà per Rommel e per gli altri prigionieri politici!
La libertà di Rommel e degli altri prigionieri politici in Honduras è stata al centro dell’interesse di varie organizzazioni di diritti umani nazionali e internazionali.
Il mese scorso, diverse organizzazioni[2] hanno presentato alla Sala Costituzionale della Corte supema di giustizia un habeas corpus correttivo. L’obiettivo è quello di ottenere misure alternative alla detenzione preventiva per 11 prigionieri politici[3].
Oltre a Rommel e agli attivisti ambientali Carlos Daniel Tinoco (minorenne) e Victor Castillo, l’appello riguarda otto difensori dei beni comuni della comunità di Guapinol, a nord-est dell’Honduras, che sono stati accusati di diversi crimini per aver difeso le acque dei fiumi che attraversano il Parco nazionale Montaña de Botaderos.
L’area centrale della riserva è minacciata dalla compagnia mineraria Los Pinares, di proprietà di Ana Facussé, figlia del tristemente famoso latifondista Miguel Facussé Barjum, e dell’imprenditore Lenir Pérez.
Il 7 maggio, un folto gruppo di organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e personalità internazionali hanno lanciato la “Campagna mondiale per la libertà di prigioniere e prigionieri politici” e hanno inviato una lettera a vari presidenti del continente americano[4].
“Contro molti prigionieri politici sono stati montati falsi casi e costruite false prove, e dopo lunghi anni di prigione sono stati assolti. Altri non hanno avuto un processo giusto, sono stati accusati e condannati per mezzo di leggi abusive, hanno subito torture e vivono il castigo permanente della reclusione in carceri di massima sicurezza, moto spesso in condizioni disumane che violano i diritti umani.
Chi firma questa lettera – continua il testo della campagna – chiede urgentemente, di fronte all’avanzata della pandemia, il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici ancora in carcere”.
A partire dall’anno scorso, la Rel UITA, insieme a Cofadeh e al Movimento brasiliano per i diritti umani e la giustizia (MJDH), hanno portato avanti una campagna internazionale per la liberazione di Rommel Herrera e di tutti i prigionieri politici in Honduras.
“Il sostegno nazionale e internazionale non ci è mai venuto a mancare. Speriamo che la pressione sulle autorità permetta a Rommel e agli altri detenuti politici di potersi difendere in libertà.
L’emergenza sanitaria e l’impossibilità di vedere Rommel ci riempie d’incertezza. Averlo qui con noi sarebbe fantastico. Apprezziamo tutti gli sforzi che si stanno facendo affinché questo sogno diventi realtà, e questa speranza ci dà la forza per continuare a combattere”, ha concluso Mari Cruz Portillo.
Note
[1] http://www.rel-uita.org/campana-por-rommel-y-todos-los-presos-politicos/ [2] Comité de Familiares de Detenidos Desaparecidos en Honduras (Cofadeh), Organización Mundial Contra la Tortura (OMCT), Equipo de Reflexión, Investigación y Comunicación (ERIC), Grupo de Litigantes contra la Tortura en América Latina [3] http://www.rel-uita.org/honduras/alerta-por-condicion-de-presos-politicos/[4] http://defensoresenlinea.com/carta-abierta-por-la-libertad-de-las-y-los-presos-politicos/ Parole chiave: america centrale, honduras, prigionieri politici, covid-19, rommel herrera, diritti umani