Rispondiamo con forza all’appello del COPINH (Consiglio civico popolare degli indigeni dell’Honduras ) per chiedere giustizia ad un anno dall’assassinio dell’attivista indigena Lenca Berta Càceres, ledear femminista e coordinatrice dell’organizzazione.
“Ci ha trasmesso la forza di andare avanti, per operare trasformazioni radicali contro l’egemonia imperialista, il patriarcato, il razzismo e il modello energetico estrattivista.
Lei aveva l’innata capacità di trovare reti nelle singole lotte e d’inserirle in un contesto globale, unendo le rivendicazioni di tanti popoli oppressi.
Questa prospettiva internazionalista ha rappresentato una chiara minaccia al paradigma di sviluppo basato sull’arricchimento delle élite globali.
La sua morte, però, non sarà vana. Continuerà a vivere nelle battaglie degli honduregni, che in suo nome si stanno moltiplicando.
Nonostante le differenze, le organizzazioni sociali e popolari si sono unite. E al grido di “Berta è tornata e sarà milioni!” stanno gettando le basi per formulare un’agenda unitaria che garantisca la mobilitazione permanente”.
Bertita Zuniga Cacères (figlia di Berta Cacères) – a pochi mesi dall’uccisione della madre.
APPELLO DEL COPINH
“Ad un anno dalla sua morte: Berta Vive, il Copinh continua la sua lotta”.
Il 2 marzo del 2016 hanno assassinato la nostra sorella Berta Cáceres.
Credevano in questo modo di farla finita non solo con la leader riconosciuta in tutto il continente Latinoamericano e nel mondo, ma di farla finita anche con un’idea, con una lotta, con un progetto politico; di farla finita con l’organizzazione della quale fu fondatrice e figlia allo stesso tempo, il Copinh (Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras).
Ad un anno dalla sua morte, che non ha fermato, ma anzi – come un seme – ha contribuito a far germogliare e diffondere le sue idee, ad un anno dal crimine che volle strapparci la sua leadership, noi popoli del mondo che ci riconosciamo nella sua eredità siamo presenti, seguendo le sue orme e combattendo il sistema capitalista, patriarcale, coloniale e razzista che viene imposto ai nostri popoli.
Quasi un anno fa venne commesso il crimine che ha posto fine all’esistenza fisica della nostra compagna e guida Berta Cáceres. Potenti interessi hanno complottato per progettare e portare a compimento l’azione con cui si è voluto far tacere la voce della leader e della fedele interprete della resistenza ancestrale indigena e honduregna.
Questo 2 Marzo, a un anno dalla sua uccisione, le autorità honduregne tentano ancora di giustificare la loro incapacità di catturare i mandanti, che dalle loro comode poltrone diedero l’ordine di assassinare Berta Cáceres, arrestando e portando in tribunale quattro giovani sicari e tre persone che hanno fatto da intermediarie tra i killer e quelli che li hanno pagati.
Avvertiamo che questo caso viene manovrato dalle alte sfere e che le accuse presentate non resistono a una seria analisi.
Tutto ciò che riguarda questa indagine denota impunità. A marzo non ci limitiamo a ricordare con dolore quest’orrendo crimine, ma soprattutto celebriamo la vita: quella di Berta, nata il 4 Marzo, e quella del COPINH, che il 27 Marzo compie 24 anni dalla sua fondazione.
Chiediamo il riconoscimento da parte del governo honduregno del Gaipe, la Commissione indipendente d’inchiesta che sta indagando sul caso Berta Caceres
Chiediamo che la società DESA rinunci al suo progetto di morte e che venga fermato il progetto idroelettrico Agua Zarca sul sacro fiume Gualcarque,
Chiediamo che i proprietari e manager di DESA vengano condannati per le loro azioni criminali.
Chiediamo al governo dell’Honduras l’abrogazione di tutte le concessioni esistenti nei territori del popolo Lenca, fatte senza consultare le comunità indigene.
Chiediamo la fine degli assassinii contro le attiviste e gli attivisti che difendono i territori e i diritti umani della popolazione
Chiediamo la fine dei femminicidi e del sistema patriarcale
Chiediamo la fine delle persecuzioni giudiziarie contro il COPINH e le altre organizzazioni indigene e non che difendono i beni comuni.
Facciamo appello perché questo 2 Marzo 2017, ad un anno dalla sua morte, il mondo si scuota lanciando il grido: “Berta Vive, la lotta del COPINH continua”.
Berta Caceres Vive!
Berta Vive, la lotta del COPINH continua!
Berta non è morta, si è moltiplicata!
Basta progetti di morte in Honduras!
Con la forza ancestrale di Berta, di Iselaca, di Lempira, di Mota e di Etempica noi alziamo le nostre voci piene di vita, per la giustizia, la dignità, la libertà e la pace!
Invitiamo inoltre, in tutta la giornata, a inondare le reti con gli hashtag:
#FueraDESA #1AñoSinJusticia #BertaVive #COPINHSigue
Condividi le tue foto, video e audio delle iniziative all’indirizzo: copinh@copinh.org
Qui l’evento in FB: https://www.facebook.com/events/268606366909152/
APPROFONDIMENTI
Perchè Berta Càceres è stata assassinata?
Berta Càceres è stata barbaramente uccisa la notte del 2 Marzo 2016 da un commando di sicari armati nella sua casa di La Esperanza (Honduras Occidentale), perché lottava con gli indigeni della comunità di Rio Blanco contro la costruzione della maxi diga Agua Zarca, sul fiume Gualquache. Un fiume sacro per la cosmovisione Lenca, etnia fra le più antiche del Mesoamerica, minacciata da un progetto approvato con concessioni illegali, rilasciate all’impresa costruttrice DESA, contravvenendo alla Convenzione internazionali 169 O.I.T. sul diritto al consenso previo e informato dei popoli indigeni.
Una minaccia al sistema capitalista e patriarcale
Alla guida del Copinh, Berta Càceres nel 2013 è riuscita ad estromettere la società costruttrice di dighe più grande del mondo, il colosso cinese Sinohydro, proprio dalla realizzazione del complesso idroelettrico Agua Zarca. Per oltre un anno, gli indigeni hanno bloccato in modo permanente l’accesso al cantiere per impedire i lavori, nonostante i ripetuti tentativi di sgombero, aggressioni, arresti, minacce, torture, omicidi. Ha presentato ricorso contro l’ente finanziatore, l’International Finance Corporation (IFC), braccio del settore privato della Banca Mondiale e ha portato il caso alla Commissione dei diritti umani interamericana. Finché la Sinohydro ha sciolto il contratto con la DESA e l’IFC ha ritirato i finanziamenti.
Un vittoria che valse a Berta Càceres il Premio Goldman 2015, il Nobel per l’ambiente assegnato nel mondo a chi si batte in difesa dei beni comuni. Nel 2015 la Desa ha trovato nuovi investitori: il Banco di Sviluppo Olandese FMO, il Banco Finlandese FinnFunnd, la società tedesca Siemens. Con loro anche l’istituto di credito Honduras -Ficohsa, guidato da Camilo Atalche membro di una delle famiglie più potenti dell’Honduras, il clan Atala. Il cantiere è stato spostato ad un chilometro dalla comunità di Rio Blanco, sempre in territorio Lenca e autorizzato con concessioni illegali. Berta è scesa di nuovo in campo con il Copinh e, dopo un’escalation di intimidazioni, è stata uccisa nel sonno a colpi di fucile, durante i giorni del “Forum Energia Alternativa”, lanciato per riorganizzare la lotta indigena nella comunità.
Finora otto le persone incriminate per il suo assassinio, fra cui alcuni ex membri dell’esercito e persone legate alla società costruttrice DESA. La stessa impresa costruttrice che annovera fra il suo consiglio direttivo figure come l’amministratore delegato David Castillo, formatosi nell’accademia militare di West Point e esperto di intelligence militare, legato all’elite governativa del paese.
Omicidio di Stato
Una morte annunciata la sua, già prima del Colpo di Stato del 2009 operato dalla destra ultra-nazionalista, tanto che il suo nome era in cima alla black list delle persone “da eliminare”degli squadroni della morte, perché minacciva gli interessi corporativi. Un omicidio, che non è riuscito a scongiurare neanche la Commissione interamericna dei diritti umani, che le aveva assegnato una scorta, mal garantita dal Governo dell’Honduras.
Lo stesso Governo che ha secretato le indagine, impedendo l’accesso agli atti anche alla famiglia, contravvenendo alle procedure internazionali. E che ha rifiutato di riconoscere il Gaipe (Gruppo consultivo internazionale di esperti) la Commissione d’indagine indipendente istituita dalla famiglia e dal Copinh, sul modello di quella dei 43 di Ayotzinapa in Messico, per vigilare sullo svolgimento delle indagini.
Berta Caceres, credeva nella globalizzazione delle lotte tesa a osteggiare la distruzione dei popoli indigeni e delle comunità locali per mano degli interessi corporativi. A nome del Copinh, in Italia, ha marciato al fianco del movimento No Tav, No dal Molin e ha manifestato a Roma per i curdi della Rojava.
Il Copinh
Portatore di un’alternativa centrata sulla dignità umana, su una visione di giustizia sociale ed economica antipatriarcale, anticapitalista, antiperialista e antirazzista e sul rispetto dell’ambiente, il Copinh è stato fondato a La Esperanza (Honduras Occidentale) nel 1993, in occasione del Seicentenario della scoperta dell’America. Il Copinh raccoglie circa 200 comunità indigene Lenca, distribuite in 8 dei 18 dipartimenti dell’Honduras. In 24 anni di lotta ha riaffermato la cultura e l’identitatà indigena, brutalizzata e relegata ai margini della società. Ha fermato speculazioni minerarie, contribuito alla nascita di aree forestali protette, vigilato sulle violazioni dei diritti umani e promosso processi di autonomia nelle comunità native. Ha istituito scuole, cinque radio comunitarie, unico mezzo di informazione nelle comunità nelle aree più remote e minacciate, centri medici, antiviolenza e di formazione professionale autogestiti. Inoltre ha condotto campagne in sostegno dei campesinos, contro le monocolture di agro-combustibili e la presenza di basi militari degli Stati Uniti; sostenuto il femminismo e i diritti delle persone LGBT, fondando il primo collettivo LGTB all’interno di un’organizzazione indigena.
Un movimento scomodo e continuamente criminalizzato. Accusato dal governo di sabotaggio e terrorismo. Minacciato dagli squadroni della morte al soldo delle compagnie private per scoraggiare il dissenso. Dai paramilitari e da Los Tigres, corpo alle dirette dipendenze dello Stato e finanziato dagli States. Unica tutela le brigate disolidarietà internazionali, che in qualità di osservatori, vigilano e denunciano le aggressioni. Da dopo la morte di Berta Caceres, sono stati 5 gli attivisti assassinati; mentre, secondo il rapporto di Global Witness, sono stati 120 gli omicidi di attivisti impegnati nella difesa dei beni comuni registrati dal 2010, un anno dopo il Colpo di Stato, che ha visto l’approvazione esponenziale in Honduras di mega-progetti idroelettrici e minerari, di impianti turistici e monoculture ai danni nei territori ancestrali.
Facciamo appello perché questo 2 marzo 2017, a un anno dalla sua morte, il mondo si scuota lanciando il grido: “Berta Vive, il COPINH continua”.
Invitiamo inoltre, in tutta la giornata, a inondare le reti con gli hashtag:
#FueraDESA #1AñoSinJusticia #BertaVive #COPINHSigue
Condividi le tue foto, video e audio delle iniziative all’indirizzo: copinh@copinh.org
Qui l’evento in FB: https://www.facebook.com/events/268606366909152/