dal sito di Altreconomia
di Luca Martinelli — 2 febbraio 2017
Dopo il Colpo di Stato del 2009 ben 123 attivisti sono stati assassinati. Dopo una ricerca di due anni, Global Witness descrive, presentando cinque casi studio, la mappa del potere e dell’impunità nel Paese centroamericano. Dove il 60% delle famiglie rurali vive in povertà
L’Honduras è il luogo più pericoloso al mondo per chi vuole difendere il Pianeta, e questo è il titolo del report di Global Witness dedicato al Paese centroamericano, presentato il 31 gennaio a Tegucigalpa e frutto di due anni di inchiesta ed interviste. A risaltare sono alcuni numeri: ben 123 sono gli attivisti per il diritto alla terra e l’ambiente assassinati dopo il colpo di Stato del 2009; 82 di questi episodi sono stati censiti nell’area del Bajo Aguan, e le vittime in questi casi sarebbero contadini che si opponevano allo sviluppo incontrollato di piantagioni di palma da olio, promosse dal gruppo locale Dinant.
Il report passa in rassegna tutte le risorse naturali sotto attacco: l’acqua dei fiumi, su cui si costruiscono dighe; le risorse del sottosuolo -oro, argento, ossido di ferro- oggetto di oltre 300 richieste di nuove concessioni minerarie (la quasi totalità delle quali presentate da corporation canadesi); le foreste vergini, da tagliare illegalmente; le terre delle comunità indigene e afrodiscendenti, da privatizzare per poter realizzare progetti di sviluppo (anche turistico).
Global Witness racconta il presente honduregno a partire da 5 “casi studio”. Il più conosciuto in tutto il mondo è quello relativo all’omicidio di Berta Caceres, leader del Copinh e Goldman Prize 2015, assassinata nella sua casa de La Esperanza (Intibucá) nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2016, undici mesi fa (qui la nostra intervista con la figlia, che a fine settembre 2016 è stata in Italia per denunciare ritardi e anomalie dell’inchiesta giudiziaria in corso): la ricostruzione di una “mappa del potere” in Honduras evidenzia come l’arresto di alcuni soggetti, i presunti autori materiali dell’omicidio, non debba fermare le indagini e che queste non possono non riguardare i possibili legami tra l’impresa che sta realizzando la diga Agua Zarca in territorio indigeno e l’esercito.
Nel caso di un altro progetto idroelettrico, Los Encinos (sempre in area lenca, nei pressi del confine con El Salvador), l’analisi di Global Witness dimostra e denuncia le presunte violazioni della Costituzione e di leggi vigenti: l’impresa incaricata della costruzione avrebbe ottenuto la concessione nonostante questa sia guidata dal marito di un’esponente del partito di governo, la presidente del Partido Nacional che è anche vice presidente della Camera, e anche se questo sarebbe vietato.
Tre fili rossi legano tutte le denunce: i progetti analizzati sarebbero stati sviluppati in assenza di consultazioni adeguate delle comunità che ne subiscono gli effetti negativi (o, per lo meno, le istituzioni non hanno prodotto documentazione adeguata ai ricercatori di Global Witness), secondo quanto stabilito dalle Nazioni Unite; un secondo tema che emerge con forza è quello legato al ruolo delle istituzioni finanziarie internazionale, dalla Banca centroamericana di integrazione economica alla Banca interamericana per lo sviluppo passando per istituzioni di Paesi europei, responsabili del finanziamento dei progetti; infine -sottolinea Global Witness- c’è la questione dell’impunità: difficilmente gli autori materiali e i mandanti degli omicidi e degli atti di violenza vengono perseguiti.
Sui cantieri di uno dei progetti analizzati da Global Witness, l’Indura Beach and Golf Resort, in territorio garifuna lungo la costa caraibica del Paese, è stata impegnata almeno un’azienda italiana.
Il resort, con hotel a cinque stelle, è oggi affidato all’Hilton. La comunità limitrofa di Barra Vieja -157 famiglie, afrodiscendenti- rischia ancora di essere allontanata. Questo non lo sapranno però i turisti che arriveranno nella Bahia de Tela per godersi il Mar dei Caraibi o il campo da golf, da una struttura che ogni Paese sogna di poter offrire a un pubblico internazionale, la “vetrina” di uno sviluppo che non c’è: il 60 per cento delle famiglie in ambito rurale, in Honduras, vive ancora con meno di 2,50 dollari al giorno.
articolo originale: https://altreconomia.it/lhonduras-luogo-piu-pericoloso-al-mondo-difende-pianeta/