Diritti / Attualità
Nell’ultima settimana il nuovo coordinatore e un attivista del Copinh hanno subito attentati, a colpi di arma da fuoco. A Tegucigalpa, intanto, è stato rubato l’incartamento relativo all’indagine sull’omicidio della leader indigena, Goldman Prize 2015, avvenuto nel marzo del 2016
Hanno cercato di assassinare altri due membri del Copinh, il Consiglio civico di organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, la cui coordinatrice Berta Cáceres, Goldman Prize 2015, è stata uccisa a marzo 2016. Il primo è Tomas Gomez Membreño, ovvero il dirigente indigeno di etnia lenca che ha assunto l’incarico di coordinatore ad interim dell’organizzazione dopo la tragica morte di Cáceres: il 9 ottobre, il veicolo alla guida del quale stava lasciando una delle sedi dal Copinh nella cittadina La Esperanza, nel dipartimento di Intibucá, è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola.
Gomez Membreño, che insieme con Cáceres ha guidato la lotta dell’organizzazione contro la costruzione della diga di Agua Zarca, sul Rio Gualquarque, era già stato in passato oggetto di minacce. Il secondo tentato omicidio riguarda invece Alexander Garcia Sorto, leader del Copinh nella comunità di Llano Grande, e la sua famiglia: gli spari, in questo caso, hanno raggiunto l’abitazione della famiglia, porta e finestre, e sono arrivati all’alba, mentre tutto dormivano.
Un comunicato del Copinh spiega che si tratta del secondo tentativo di omicidio nei confronti di Garcia, che guida la protesta contro la realizzazione di un altro progetto idroelettrico sul Rio Negro, nel municipio di Colomoncagua. Del primo (nel maggio del 2016) è stato accusato un ex militare, oggi sotto processo. I due attacchi nei confronti del Copinh hanno avuto luogo nella settimana in cui Bertha Zuniga, attivista dell’organizzazione e figlia di Berta Caceres, è stata in Italia nell’ambito della Campagna “Justicia per Berta Cáceres”. Intervistata da Altreconomia, aveva spiegato: “Dopo il colpo di Stato del 2009 nel Paese si è rafforzato un modello estrattivista, di sfruttamento delle risorse, che oggi si sta “concretizzando. Corriamo il rischio di perdere la nostra identità come popoli indigeni; vogliono cancellare il nostro modo di pensare perché non è redditizio per il sistema capitalista”.
Bertha Zuniga il 5 ottobre è stata audita dal Comitato diritti umani della Camera dei deputati: anche ai parlamentari italiani ha chiesto un impegno nella ricerca della verità. Pochi giorni prima a Tegucigalpa era stato rubato, dall’auto di un giudice della Corte de Apelaciones, l’incartamento relativo alle indagini in corso, atti che non dovrebbero uscire dal Tribunale, e ai quali la famiglia -pur avendo fatto richiesta- non ha mai avuto accesso. E l’ufficio delle Nazioni Unite in Honduras ha condannato il fatto, manifestando la propria preoccupazione. I figli e la madre di Berta Cáceres, e così anche il Copinh, sono convinti che manchi la volontà di arrivare a scoprire e punire i mandanti dell’omicidio avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 marzo scorso.
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